Sabato scorso un corteo, oggi un presidio promosso dalla Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese, per esprimere tutta la contrarietà alla cooperazione tra Italia e Israele, in occasione della visita di Netanyahu a Roma.

Termina oggi la visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu a Roma. Dopo aver incontrato Papa Bergoglio, il premier israeliano ha incontrato il suo omologo italiano, Enrico Letta, annunciando nuovi nuovi accordi bilaterali, tra Italia e Israele.

La Rete romana di solidarietà con il opolo palestinese ha promosso varie iniziative contro la visita e la cooperazione, soprattutto militare, tra i due paesi. Sabato, in Piazza Venezia, si è tenuto un presidio, che si è poi trasformato in un corteo che ha attraversato un tratto di via dei Fori Imperiali, per denunciare la situazione del popolo palestinese e i frutti perversi della cooperazione Italia-Israele.

Oggi, la Rete romana, ha organizzato un presidio nei pressi di San Pietro, sul percorso che avrebbe dovuto portare Netanyahu a Villa Madama, dove era atteso da Enrico Letta.

Una cinquantina di manifestanti, inizialmente osteggiati dalla polizia, hanno retto per ore il loro presidio, circondati da un forte apparato di sicurezza.

Questi vertici hanno una finalità squisitamente militare, di scambio di know-how tra università, industria militare, in particolare Finmeccanica, e settori culturali che servono a rivalutare l’immagine di Israele” afferma Franco, della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese.

“Nel nostro paese -afferma il militante- la solidarietà con il popolo palestinese è stata molto forte, ma, con gli sconvolgimenti bellici degli ultimi decenni, questo paese si è ritrovato schierato sempre di più con gli Stati Uniti, come dimostrano le esercitazioni degli ultimi giorni nel deserto del Negev”.

“Quello militare è tra i settori più fiorenti tra quelli dell’industria ancora in attività. Non si produce quasi più olio di oliva, ma si fanno mine, armi e si acquistano caccia-bombardieri. Il ruolo dell’Italia nello scenario mediterraneo è sicuramente un ruolo militare” dice Franco.

“Il modello di repressione israeliana sui palestinesi è un modello che si vuole esportare in tutte le zone dove ci sono tensioni sociali” avverte.

“La collaborazione tra i due paesi -conclude Franco- porterà grossi problemi per quanto riguarda il controllo e la normalizzazione anche da noi.”