Da venerdì 07 a domenica 09 marzo va in scena all’ITC di San Lazzaro “Liberata”, spettacolo scritto e diretto da Nicola Bonazzi.

L’idea dello spettacolo, come racconta ai nostri microfoni il regista Nicola Bonazzi, nasce dalla lettura di una leggenda medievale in cui si narra la storia di Liberata, giovane votatasi a Cristo, ma costretta dal padre a sposare un principe turco. Per evitare il matrimonio Dio, la notte prima dell’incontro con il futuro marito, le fece crescere la barba.

In realtà questa antica storia fa solo da sfondo alla sceneggiatura di Bonazzi, che porta in scena la travagliata vicenda di Liberata. Innamoratasi di Italo, uomo con già due figlie e di estrazione contadina, scoprirà in lui un malfattore che la maltratterà nonostante il suo atteggiamento di devozione, quasi di sottomissione, nei suoi confronti.

Il tutto si svolgerà in un tempo imprecisato, in una Romagna un po’ fantastica che sicuramente richiama la vecchia Italia ancora rurale fortemente attaccata alla propria ritualità. Italo, il protagonista maschile, ne è l’esempio lampante in quanto personaggio proveniente dalla campagna, dalla “terra della nebbia” come viene detto nello spettacolo, ma fortemente affascinato dal progresso che percepisce e dal benessere che sente avanzare con esso. Per questo tra Italo e Liberata crescerà un forte conflitto, metafora della lotta tra progresso e arcaicità.

Viene scelto il dialetto come lingua d’interpretazione, una scelta importante fatta con gli attori durante le prove. “Ci siamo accorti che il dialetto in quanto lingua arcaica donava più espressività e veicolava meglio i personaggi”. Ma il regista rassicura “Anche il pubblico lontano dalla nostra terra coglieva intimamente il senso, poiché è uno spettacolo tutt’altro che intellettualistico, quindi tutto passa anche attraverso una dimensione fisica”.

Valentina Giardini