Riot

Nato dall’idea di due giovani attivisti che volevano riprendere l’idea di “Corteo”, nato negli anni ’70 e dimenticato, “Riot” vuole portare la vita reale nei giochi da tavola, contraddistinti finora da immaginari fantasy. E attende di vedere la luce attraverso un progetto di crowdfunding.

Un gioco da tavola sul conflitto sociale, che riprende e attualizza l’idea di “Corteo”. È questo che sta alla base di “Riot“, il progetto sviluppato da alcuni giovani afferenti al movimento bolognese e che ora tenta di vedere la luce attraverso il crowdfunding sulla piattaforma Indiegogo (scopri di più qui).
“L’idea è nata perché, tra gli amici, molti si chiedevano che fine avesse fatto Corteo, il gioco edito dalla Mondadori negli anni ’70 – spiega ai nostri microfoni Federico Fabiani, uno degli sviluppatori – Ci piaceva l’idea di riprendere quel gioco e attualizzarlo”.
C’è ancora un mese per sostenere il progetto attraverso il crowdfunding. Finora il sostegno si attesta al 65% dei fondi necessari, ma all’appello mancano 1300 euro.

Il prototipo di “Riot” prevede una plancia che ha la forma di una città e diverse figure, note al mondo delle manifestazioni di piazza e dei movimenti. I rivoltosi, la mediattivista e, come controparte, la polizia. Nel gioco, poi, ci saranno diverse variabili, una delle quali rappresentata dall’opinione pubblica.
“Ci piaceva l’idea di portare la vita reale nei giochi da tavola – spiega Fabiani – perché finora i giochi si rifanno ad un immaginario fantasy, mentre noi vorremmo che il nostro gioco facesse riflettere”.
“Riot” vuole anche far ricordare fatti importanti, che hanno contraddistinto la storia recente dei movimenti. “Qualora il crowdfunding andasse in porto – confessa Federico – abbiamo il sogno di fare una prima estensione su Genova 2001, un fatto che ha segnato la nostra generazione”.

Il settore dei giochi da tavola indipendenti è un universo ricco ma poco conosciuto in Italia. In altri Paesi, come la Germania, il settore è forte e molto sviluppato, mentre nello Stivale è difficile anche solo trovare un’azienda che curi tutti gli aspetti della fabbricazione del gioco, dal tabellone alle pedine o alle carte.
“Abbiamo fatto realizzare il prototipo negli Stati Uniti – racconta l’ideatore – Non si tratta di una versione definitiva: stiamo ancora limando le regole e pensando ad alcuni aggiustamenti. Nella versione finale sono previsti 4 giocatori”.