Mentre l’Europa pensa di bombardare i barconi e rafforzare le frontiere, c’è un piccolo Comune in provincia di Reggio Calabria che si offre di accogliere i superstiti dell’ultimo naufragio e proseguire una lunga storia di accoglienza. Lucano, sindaco di Riace: “Abbiamo fatto il nostro interesse, il paese si stava spopolando e ora sta rinascendo”.

È stato definito ‘il Gandhi dei nostri tempi’ ma, pur ringraziando per la definizione, la rifiuta: “Non ci vuole molto ad avere un po’ di sensibilità umana ed inoltre abbiamo fatto il nostro interesse, invertendo la tendenza allo spopolamento del paese”. È Domenico Lucano, sindaco di Riace, Comune di duemila anime in provincia di Reggio Calabria, che ha fatto una scelta in controtendenza sul tema dei migranti che sbarcano sulle nostre coste.
Mentre l’Europa si propone di bombardare i barconi e rafforzare il controllo delle frontiere, il Comune di Riace si è offerto di ospitare i superstiti dell’ultimo tragico naufragio, proseguendo una politica di accoglienza che va avanti dal 1998.

Sono 400 i migranti ospitati nel piccolo Comune, provenienti da almeno 30 diversi Paesi. Un quarto della popolazione risiede e lavora sul territorio comunale, grazie ai programmi di accoglienza.
Numeri che farebbero tremare ai polsi a molti primi cittadini, preoccupati per le tensioni sociali e gli episodi di discriminazione e razzismo che si potrebbero verificare. “Non si è mai registrato un episodio del genere – spiega invece Lucano ai nostri microfoni – E il paradigma che vorrebbe l’immigrato come quello che ruba il lavoro e la casa, crea problemi e degrado qui è invertito“.
Sì, perché i migranti a Riace hanno scongiurato lo spopolamento in corso ed hanno dato nuova linfa alle attività sociali ed economiche del paese. Proprio per questo, per il primo cittadino, l’accoglienza è stato uno strumento per fare gli interessi della comunità.

“Di fronte a tragedie come quelle che avvengono nel Mediterraneo – osserva il sindaco – come si può stare lì a riflettere e ragionare. Chiunque abbia un po’ di sensibilità umana risponderebbe subito con l’accoglienza”.
L’analisi di Lucano sembrerebbe corretta se consideriamo che è giunto al terzo mandato. Per il sindaco, inoltre, non c’è stato un particolare bisogno di motivare la scelta con la cittadinanza. “Si tratta di un processo graduale – spiega – cominciato nel 1998, quindi c’è stato il tempo di metabolizzare gli arrivi. In ogni caso, però, non abbiamo trovato resistenze tra i cittadini. Noi siamo un paese che gli antropologi definiscono ‘Calabria ulteriore’, dove il consumismo sfrenato non è arrivato e dove l’accoglienza e la solidarietà vengono naturali”.