Sessanta donne promuovono un appello per il “No” al referendum sulla riforma costituzionale del prossimo 4 dicembre. “Preoccupate dalla banalizzazione semplificatoria”. E suggeriscono ai comitati del “No” una campagna elettorale “leggera” e basata sul micro-finanziamento dal basso. Il ricordo di Tina Anselmi nel giorno della scomparsa.

Il caso ci ha messo lo zampino. Così, mentre sessanta donne promuovevano un appello per il “No” al referendum sulla riforma costituzionale del prossimo 4 dicembre, moriva la partigiana, femminista, prima ministra donna della storia d’Italia e acerrima nemica della P2, Tina Anselmi.
“In lei e nella sua figura ci riconosciamo”, osserva ai nostri microfoni Laura Veronesi, una delle promotrici dell’appello.
Del resto, l’incipit del documento riguarda proprio l’anniversario del voto alle donne, caduto in questo 2016, e la scelta in favore della Repubblica, cui concorsero non solo nelle urne, ma anche nella Resistenza.

Nell’appello, intitolato “Se ben che siamo donne”, le sessanta firmatarie prendono parola per bocciare la riforma costituzionale e “il livello di banalizzazione forzosamente semplificatoria raggiunta dalla campagna referendaria da parte del segretario del Pd nonché presidente del Consiglio Matteo Renzi”. A venire meno, con il nuovo assetto che il premier vorrebbe dare allo Stato, è anzitutto “la rappresentanza dei cittadini e delle cittadine e dunque il principio della sovranità popolare”.
Dopo aver dettagliato le ragioni del “No” alla riforma e alla legge elettorale, anche attraverso una prospettiva di genere, il documento avanza aspetti propositivi.

Non è tutto. Le sessanta donne danno anche qualche “suggerimento” nel merito della campagna elettorale. Oltre alla critica ad un sistema mediatico che sta pressoché oscurando le ragioni del no, l’invito a rispondere alla “pesante e violenta invasione di manifesti del Sì” con una cartellonistica leggera, ironica e dissacrante.
Più in generale si chiede una campagna elettorale all’insegna di positività e serenità e si propone che per i fondi necessari della campagna si adotti la “pratica di micro finanziamento dal basso che
mobiliti persone e risorse”. “Dal basso parte la libertà – spiega Veronesi – la libertà se spalmata sulle intenzioni e se coniugata con le intenzioni democratiche è quanto di più bello esista”.

L’appello è sottoscrivibile da donne e uomini e, nello spirito delle promotrici, il patto di cittadinanza che vuole sostenere è intergenerazionale e inter-genere.

IL TESTO DELL’APPELLO

Se ben che siamo donne…
Dalle donne del No al referendum costituzionale, un caldo invito ad una maggiore riflessione.

Quest’anno ricorre il 70 esimo anniversario del suffragio universale, il 2 giugno del 1946 le donne ebbero per la prima volta il diritto di esprimersi sulla forma di stato da dare all’Italia: Monarchia o Repubblica: scelsero la Repubblica, nata dalla Resistenza, cui parteciparono attivamente, militando nelle fila partigiane da staffette e antifasciste.

Noi, come loro, alla vigilia di un referendum che mette in discussione gli assetti dello Stato italiano pregiudicandone il pieno parlamentarismo, il funzionamento del suo decentramento nonché la reale autonomia degli enti locali, sentiamo di dover prendere parola chiamando alla responsabilità di una proposta che sottenda al NO, il concreto rilancio della Costituzione antifascista.

Guardiamo infatti sempre più preoccupate al livello di banalizzazione forzosamente semplificatoria raggiunta dalla campagna referendaria da parte del segretario del Pd nonché Presidente del Consiglio Matteo Renzi il quale evita caldamente di entrare nel merito di una riforma che penalizzerà innanzitutto la rappresentanza dei cittadini e delle cittadine e dunque il principio della sovranità popolare.

Ci sembra sia quindi venuto il momento di intervenire con forza e chiarezza sulle modalità e le scelte operate dai Comitati per il No e dire cosa noi donne vorremmo per il nostro paese. E perché lo vorremmo.
Per questo elenchiamo una serie di punti metodologici e di merito su cui riteniamo che l’investimento politico da qui al 4 dicembre debba essere massimo e li poniamo all’attenzione di tutte e tutti.

Nel merito della riforma:

1) Diciamo NO ad un senato non eletto dagli/dalle italiani/e, formato da sindaci e consiglieri
regionali.
Noi donne che conosciamo bene la fatica del doppio e triplo lavoro, vorremmo caldamente che
gli eletti e le elette negli enti locali restassero nei loro territori ad amministrare in autonomia e saggezza la cosa pubblica.
Un Senato non elettivo e con funzioni limitate, come la riforma delinea, costituisce una non-camera. Meglio di un Senato pasticciato, sarebbe considerare la sua abolizione, funzionale allo snellimento delle procedure ed al risparmio di denaro pubblico soprattutto in tempo di crisi.

2) Diciamo NO ad una Camera dei Deputati nominati dai partiti.
Vorremmo invece una sola Camera con 400 deputati, eletti con un sistema elettorale proporzionale, sbarrato al 4% che favorisse la piena rappresentanza delle forze nella garanzia di un quadro politico non eccessivamente frammentato.
Vedremmo forse e finalmente i partiti della sinistra che sostanzialmente dicono tutti le stesse cose, costretti a mettersi d’accordo.
Ma soprattutto indicheremmo alla “Cara Italia” , nata dalla a noi Carissima Resistenza,  la vera strada per una riduzione delle spese e per una maggiore efficienza senza per questo penalizzare la democrazia rappresentativa.

Nel metodo della campagna elettorale:

1) Nel dibattito televisivo sul referendum invitiamo il fronte del NO ad impedire per il futuro asimmetrie interlocutorie, tanto più in assenza di un sistema informativo che non garantisce entrambi gli schieramenti e che ci fa riflettere in merito ad una maggiore utilità di dibattiti per il Sì e il No separati (ne guadagneremmo tutti/e in tempo e salute) e partecipati in egual misura da donne e uomini. Le voci delle donne sono sacrificate in maniera inequivocabilmente preoccupante da entrambi gli schieramenti.

2) Ci piacerebbe che alla pesante e violenta invasione di manifesti del Sì rispondessimo con una cartellonistica leggera, ironica e dissacrante (non sarebbe male considerare un messaggio che invoca l’incremento di politici almeno per una cifra equivalente a quella dei cittadini italiani)

3) Per i fondi necessari vorremmo ricorrere alla pratica di micro finanziamento dal basso che
mobiliti persone e risorse. In gergo lo chiamano crowdfunding, ma noi donne non ci facciamo
spaventare da un uso sconsiderato di parole straniere.

4) Vorremmo infine una campagna elettorale all’insegna di positività e serenità. Che restituisse fiducia nella democrazia diretta fuori dai messaggi illusori che promettono infrastrutture, previdenza e posti di lavoro unendo al ricatto politico del voto, quello di una risposta agli stati di bisogno di una popolazione impoverita proprio da questo governo. Ricordiamo infatti che in Cile nel 1988 il No al referendum, in condizioni durissime, sconfisse con intelligenza e con il sorriso il brutale regime di Pinochet.

Chiudiamo questo documento/appello con le parole di Teresa Mattei, madre costituente:

“Questa Costituzione è stata realizzata solo in parte, bisogna concretizzarla, non cambiarla. Bisogna far sì che viva per il popolo, che sia conosciuta da tutti ed io mi appello qui a tutti voi, bisogna che dai giovani la storia sia conosciuta bene, bisogna che i ragazzi conoscano le leggi, bisogna che la Costituzione, sia ancora studiata, conosciuta e vissuta da ognuno di noi”

Da Bologna con affetto a tutte le forze impegnate nella difesa della nostra Costituzione.

Paola Ziccone, Ifigenia Kanarà, Milli Violante, Assunta Signorelli, Paola Bottoni, Mauria Bergonzini, Mara Tagliavini, Donatella Mungo, Morena Malaguti, Silvia Ferraro ,Simona Roncarati, Patrizia Bellei, Edda Aureli, Silvia Del Bianco, Lola Irene, Marzia Marchesini, Gaia Di Cicco, Giovanna Sabbatani, Monica Basalti, Mariarosa Lamanna, Anna Maria De Luca, Cristina Di Domizio, Silvana Bonora, Elisabetta Bandiera, Cinzia Zini, Cinzia Marchetti, Teresa Giuliano, Dina Mugnai, Nicoletta Cacciari, Vincenza Atzori, Lucia Bedosti, Maria Luisa De Palma, Rossella Selmini, Giovanna Borrelli, Maria Minozzi, Aurora Eliseo, Nella Cuomo, Francesca Mancini, Luisa Diodati, Maria Luisa Iacuzio, Concetta Adele Di Silvestre, Maria Errico, Paola Cavazzuti, Eva D’Ajello Caracciolo, Aurora Cuomo, Fulvia Gavelli , Mirella Croce, Anna Violante, Luisa Violante, Lucia Ciarmoli, Anna Maria Magrelli, Maria Teresa Violante, Vanessa Francescon, Giorgia Villa, Annamaria Gobbetti, Raffaella De Vito Franceschi, Sonia Lepri, Giovanna Tanzi, Laura Veronesi

(Le donne promotrici di questo appello invitano alla sottoscrizione tutte e tutti coloro che ne condividono le proposte: email  sebenchesiamodonneappello@gmail.com). Bologna 28 ottobre 2016.