“Il quesito era fuorviante e l’affluenza è stata bassa, ma ora discutiamo”. Il Pd bolognese sceglie la linea indicata ieri dal sindaco per gestire il dopo-voto. Sull’astensione Donini precisa: “Non avochiamo a noi i due terzi che non sono andati al voto”. Ferrari: “Ragionare sulla sottoscrizione del progetto educativo”. Il 6 giugno un’iniziativa al Passpartout.

È un Partito Democratico che compie un’operazione equilibristica quello che oggi commenta i risultati del referendum di domenica scorsa sul finanziamento alle materne private. Sia il segretario provinciale Raffaele Donini, che Graziella Giorgi e Davide Ferrari, rispettivamente responsabile Scuola e Forum Scuola del partito, difendono la posizione espressa ieri dal sindaco Virginio Merola.
Accanto alle “vecchie” argomentazioni sul quesito, ritenuto fuorviante ed ideologico, e alla difesa del sistema integrato pubblico-privato, avanzano interpretazioni sul responso delle urne e invitano al dialogo.

Secondo i vertici del Pd la bassa affluenza conferma le preoccupazioni espresse dal partito sulla formulazione del quesito, anche se lo stesso Donini precisa di non voler avocare a sè il voto dei due terzi dei bolognesi che non sono andati a votare: “Il Pd sarebbe al 70% e non lo è”. Giorgi ammette tra le righe che forse dietro all’astensione c’è anche un po’ la disaffezione generale, registrata anche in altre consultazioni recenti.
Nessuna voglia, però, di ammettere l’incapacità di mobilitare la base, sollecitata a votare B da Pd, centrodestra, mondo cattolico ed economico. “È stato detto – spiega Donini – che il Pd si è difeso dal referendum e non nel referendum”.

La difesa del partito di maggioranza, però, non si attesta sulla linea intransigente espressa ieri, ad esempio, dal montiano Giuliano Cazzola o dal segretario Cisl Alessandro Alberani.
“Consiglio a tutti di abbandonare il clima referendario – dice il segretario dei democratici – Occorre non sottavalutare i 50mila cittadini che hanno votato A, non bisogna parlare di flop, ma nemmeno considerare un referendum consultivo come se fosse abrogativo nè esaltare un risultato ottenuto con nemmeno un terzo dell’elettorato”.
Una riedizione del “ma anche” veltroniano, nel tentativo di ricucire lo strappo.

Che fare ora? Il Pd appoggia la linea del sindaco che invita al dialogo. Nel precisare che il sistema integrato non è in discussione, i Democratici sono disposti però ad incontrare i referendari e discutere su come migliorare il servizio, modificandolo o intervenendo anche sul tema dei controlli.
Un’altra apertura arriva da Ferrari, che interviene sul tema del progetto educativo che deve sottoscrivere chi iscrive il proprio figlio alle private. “È un tema che merita di essere discusso”, ammette Ferrari che si pone ora il problema di chi, con l’attuale sistema, deve mandare il proprio figlio alle private senza condividere l’impostazione educativa, nella maggior parte dei casi cattolica.

Alla domanda dei giornalisti se nella discussione possa essere infranto il tabù di una retta anche per la scuola pubblica, proporzionale al reddito, risponde la responsabile Scuola: “Il Comune di Bologna ha fatto la scelta di non farla pagare, diversamente da quanto decise l’ex commissario Cancellieri. Certo, nella discussione si può affrontare il tema senza tabù”.
Il Pd, infine, si fa promotore di una prima tappa di discussione, che si svolgerà alle 18 del prossimo 6 giugno al circolo Passpartout.