Il Comune di Bologna ha diffuso lo stradario di riferimento dei seggi dove i cittadini dovrebbero recarsi a votare per il referendum del prossimo 26 maggio sui finanziamenti alle materne private. Una mappa che ha sollevato subito le proteste di Articolo 33, comitato promotore della consultazione, che denuncia come per molti cittadini la dislocazione dei seggi sia tutt’altro che agevole.
«Per alcuni la distanza dai seggi è alta − racconta Giorgio Tassinari, sindacalista Flc e membro di Articolo 33 − per altri è altissima».

La proposta di Articolo 33 per il referendum del 26 maggio

I referendari hanno calcolato che alcuni bolognesi dovrebbero percorrere fino a 6 km per recarsi a votare. Un’ipotesi che non favorirebbe la partecipazione.
«Nel 1997 − prosegue Tassinari − in occasione del referendum sulle farmacie comunali, i seggi erano lo stesso numero, ma si poteva votare su tre giornate, per un totale di 42 ore. In questo caso si può votare in una giornata sola e i seggi sono concentrati in 64 edifici, per cui per molti cittadini le urne sono piuttosto lontane».

Per questo Articolo 33 chiede al Comune di correggere il tiro e predisporre un servizio di navette oppure aumentare di 20 o 30 il numero dei seggi, specie nelle zone dislocate.
«Voglio pensare − conclude Tassinari − che tutti, compreso il sindaco, vogliano favorire la partecipazione. Nessuno ha interesse a che l’affluenza al voto sia bassa, perché vorrebbe dire poi assumersi le responsabilità del degrado della democrazia».
Perciò i referendari contano che il Comune intervenga per risolvere i problemi evidenziati.