Non si tratta di un insediamento abusivo, ma di un villaggio di prefabbricati del Comune di Bologna in via della Canapa. Eppure cinque famiglie rom sono sotto la minaccia delle ruspe di Palazzo D’Accursio, che ritiene finito il percorso assistenziale. Scaduto l’ultimatum, ma per il medico “ci sono disturbi psicologici reattivi e un grosso rischio psicosociale, quelle persone non possono essere sbattute in strada”.

Famiglie Rom in via della Canapa a rischio ruspa

C’è qualcosa che disturba il sonno di cinque famiglie rom, residenti in prefabbricati in via della Canapa: sono le ruspe del Comune di Bologna. Il villaggio, che fino a qualche mese fa era autorizzato da Palazzo D’Accursio, con tanto di allacciamenti e canone d’affitto, ora dovrebbe essere sgomberato perché è “esaurito il percorso assistenziale“.
Lunedì è scaduto l’ultimatum che l’Amministrazione ha lanciato ai residenti, intimando di lasciare le strutture, pena l’arrivo delle ruspe.
Per Vito Totire, medico del lavoro, psichiatra e portavoce del circolo “Chico Mendes”, però, un provvedimento di sgombero interromperebbe il processo di sedentarizzazione delle famiglie nomadi e alimenterebbe i disagi psicologici già riscontrati in alcune persone.

La vicenda nasce nel 2000 da un fatto tragico: il rogo di una roulotte in via Fiorini, in cui persero la vita due bambini, Alex ed Amanda. Il clamore e la commozione per il tragico evento avevano portato a trovare una soluzione per le famiglie dell’insediamento, composto da profughi dell’ex-Jugoslavia e rom. Il luogo individuato fu un terreno in via della Canapa, in cui è stato realizzato un vero e proprio villaggio di prefabbricati, allacciati alle utenze e soggetti ad un contratto di affitto con il Comune stesso.
Negli ultimi anni, però, complice la crisi, le famiglie hanno accumulato morosità sull’affitto, perciò il Comune ha deciso che se ne devono andare.
“Non è pensabile – afferma Totire – che una famiglia possa pagare 350 euro al mese per vivere in una scatola di cemento, se il suo reddito è di 700 euro”.

Dall’Amministrazione sono arrivate già diverse intimazioni di sgombero, l’ultima delle quali scadeva, appunto, lunedì scorso. “Nell’ordinanza – racconta Totire – si minacciava addirittura di buttare gli effetti personali in discarica a spese delle stesse famiglie. In altre parole si è completamente smarrita l’umanità”.
Per il medico quelle famiglie non possono essere buttate sulla strada. “Ho riscontrato personalmente un disturbo psicologico grave, refertato alla Procura con l’ipotesi di reato di “lesioni colpose gravissime”.
La battaglia, però, non è per mantenere il villaggio di prefabbricati. “Quel luogo non è tra i più salubri, dal momento che a pochi passi c’è una discarica abusiva sequestrata dalla magistratura”. Quel che il circolo “Chico Mendes” chiede, invece, è che alle famiglie venga trovata un’altra sistemazione abitativa prima di abbattere il villaggio.

Per ora le ruspe tacciono, ma è un limbo che potrebbe essere bruscamente interrotto. Il sospetto è che quell’area sia oggetto di un progetto legato a Fico e che ciò spinga a scegliere l’opzione drastica.
Totire manifesta la volontà di continuare un dialogo con la Prefettura dal momento che lamenta la difficoltà di comunicare con Palazzo D’Accursio.
Nel frattempo, ogni mattina alcuni attivisti si recheranno in via della Canapa per esprimere solidarietà alle famiglie e per non lasciarle sole.