Continua a peggiorare la situazione dei migranti bloccati alle frontiere lungo la rotta balcanica, a causa delle restrizioni imposte negli ultimi tre giorni da Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia. A denunciare quanto sta accadendo è Oxfam, che ha lanciato una raccolta firme: “l’Europa apra i confini a chi fugge da persecuzioni e conflitti”.

Rotta dei Balcani: oxfam denuncia la situazione dei migranti ignorati

Nel rincorrersi di titoli sulla strage di Parigi e sulle conseguenti misure di sicurezza e azioni militari, ci sono notizie destinate a passare sotto silenzio, o quasi. Un rumore continuo che si trasforma facilmente in silenzio e disinformazione, come nel caso dell’emergenza dei migranti nei Balcani, dove le frontiere sono state chiuse il 20 novembre a tutti i rifugiati che non siano provenienti da Siria, Afghanistan o Iraq.
In questo momento, migliaia di migranti sono bloccati sotto la neve senza che le loro richieste d’asilo vengano ascoltate, sulla base di un  criterio arbitrario come il paese di provenienza. Una scelta che secondo Oxfam si scontra con i diritti di rifugiati e migranti affermati dalla Convenzione europea dei diritti umani, ma a cui i paesi dell’Unione Europea, impegnati a sostenere i bombardamenti francesi contro l’Isis, non sembrano essere interessati.

Continua a peggiorare la situazione dei migranti bloccati alle frontiere lungo la rotta balcanica, a causa delle restrizioni imposte negli ultimi tre giorni da Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia. I migranti bloccati nella neve sono migliaia, a seguito della decisione presa il 20 novembre da diversi paesi nella rotta balcanica, che stanno permettendo di attraversare i confini solo ai migranti provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq.
A segnalare l’aggravarsi della situazione e il consistente rischio di un peggioramento della situazione umanitaria è Oxfam, che continua a chiedere con urgenza ai paesi coinvolti di aprire i propri confini, soprattutto alle persone che fuggono da persecuzioni e conflitti. Allo stesso tempo, Oxfam sta insistendo nel richiedere alle autorità nazionali di permettere l’accesso alle associazioni umanitarie per poter assistere le persone.

Sono tornata venerdì dalla Serbia – racconta la referente di Oxfam Angela Pinna – dove la situazione è caotica e crea una discriminazione di fatto, in cui non vengono rispettati i principi base dell’accoglienza. Alcune persone vengono mandate in centri parzialmente attrezzati, che tuttavia non sono capaci di accogliere tutti. Per questa ragione molti vengono sistemati in tende all’aperto, soluzione che aggrava ulteriormente la situazione a causa dell’arrivo dell’inverno: ho saputo che sabato e domenica ha anche nevicato“.

Le associazioni umanitare coordinate da Oxfam stanno installando servizi igienici e punti di distribuzione dell’acqua e stanno fornendo materiale igienico-sanitario, calzettoni, cappotti e coperte a circa 100.000 persone in Serbia e Macedonia.
La situazione è destinata a peggiorare a causa delle pesanti nevicate, che renderanno il viaggio dei migranti più difficile e pericoloso, e costringeranno i rifugiati ad affrontare non solo il calo delle temperature, ma anche la carenza di cibo e acqua, la scarsità di materiali igienico-sanitari e la mancanza di abiti adatti alla stagione.

“Sia le associazioni umanitarie sia i migranti -sottolinea Pinna – subiscono anche l’indecisione e la disorganizzazione delle autorità locali. Per le prime il problema è l’incapacità di coordinare la loro azione dimostrata dal ministero degli interni e del lavoro. I rifugiati invece si trovano alle porte dell’Europa a costo di sacrifici immensi anche a livello economico (spesso spendono i risparmi di anni interi nel viaggio) con l’unico risultato di non riuscire ne’ ad andare avanti ne’ a tornare indietro, subendo inoltre la mala gestione della sistemazione di transito, che qui diventa di permanenza”.

Prosegue intanto la raccolta firme per la petizione “Adesso, Basta!” indetta da Oxfam, che ad oggi ha raccolto 1.762 firme. Lo scopo è quello di chiedere ai Governi Europei di incrementare le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo e sulla rotta dei Balcani, di intervenire con decisione sulle ragioni che oggi obbligano le persone a lasciare il proprio paese e di adottare un piano chiaro affinché coloro che giungono al confine dell’Unione Europea ricevano l’assistenza dignitosa di cui hanno bisogno e possano chiedere asilo.

Anna Uras