Il sindaco non ha escluso l’utilizzo di ordinanze per garantire la sicurezza e contrastare “il supporto logistico di prostituzione e delinquenza”. La vendoliana Cathy La Torre avverte la giunta: “No a misure che colpiscano le donne e nascondano il problema”. Misure analoghe in altre città sono state bocciate dalla Corte Costituzionale.

Sicurezza urbana: si discute sulla prostituzione

Il sindaco di Bologna Virginio Merola ha riferito ieri sul lavoro, fortemente voluto da Pdl e Lega, compiuto in tema di sicurezza urbana. Allo studio dell’Amministrazione ci sono alcune modifiche al Regolamento di Polizia allo scopo di intervenire nelle situazioni più critiche sul territorio cittadino.
Tra queste, il primo cittadino non ha escluso di utilizzare lo strumento delle ordinanze, per “intervenire sulle situazioni che creano supporto logistico alle attività di prostituzione e delinquenza, per lottare contro lo sfruttamento della prostituzione ed evitare la concentrazione di clienti delle prostitute in zone periferiche della città, a cominciare, come caso pilota, dalle zone del quartiere Borgo Panigale nelle vicinanze di Villa Pallavicini”.

Merola ha però precisato che l’ordinanza rimane l’extrema ratio, qualora non vi siano altri strumenti. Il sindaco, infatti, afferma che l’ordinanza “risulta essere un’azione straordinaria e, nella nostra esperienza, è avvenuto in un contesto altamente conflittuale, quale quello che si è determinato nell’area di via Petroni”.
A dare un altolà alla giunta, quest’oggi, è Cathy La Torre, capogruppo di Sel a Palazzo D’Accursio. “Esprimo tutta la mia ferma, convinta e documentata contrarietà ad azioni di contrasto della prostituzione in strada che trattino un fenomeno così complesso come puro problema di ordine pubblico o di decoro urbano”, afferma La Torre. A sostegno della sua tesi, la consigliera cita la posizione delle associazioni di volontariato e le bocciature della Corte Costituzionale nei confronti di ordinanze in materia adottate in altre città.

“L’effetto principale di quelle misure – spiega la consigliera comunale – è spostare l’attività di prostituzione da una zona ad un’altra. In ogni caso si sono rivelate inefficaci perché tendono a rendere invisibile la prostituzione, relegandola nelle case dove non è più possibile per gli operatori di strada e le forze dell’ordine raggiungere le donne. Inoltre sono dannose, perché rischiano di vanificare l’enorme e paziente lavoro che la rete di associazioni antitratta e antiviolenza svolge da anni sul nostro territorio. Aggiungo anche vessatorie perché chi paga il prezzo di questi interventi sono soprattutto le donne”.
Per la vendoliana, dunque, quello che serve è un presidio costante sul territorio e il potenziamento degli strumenti degli operatori che già operano in strada. No fin da subito, quindi, ad eventuali ordinanze antiprostituzione a Bologna.