I Carabinieri di Bologna censiscono le prostitute per capire quante sono, la loro provenienza e i loro compensi. “Trasmetteremo i dati all’Agenzia delle Entrate”. Insorgono le associazioni in difesa delle prostitute: è una schedatura illegale.

I Carabinieri di Bologna stanno eseguendo un censimento delle prostitute che esercitano a Bologna. Un questionario che prevede domande su compensi, nazionalità, locali in affitto ed eventuali sfruttatori. Le forze dell’ordine hanno giustificato l’iniziativa con motivazioni fiscali, ma ciò non convince le associazioni che seguono e assistono le prostitute, a cui il censimento sembra più una schedatura.

“La legge Merlin vieta qualsiasi forma di schedatura, diretta o indiretta delle prostitute”, ricorda Maria Pia Covre, presidentessa del Comitato per i diritti civili delle prostitute.
L’attivista non usa mezzi termini per definire quanto è accaduto: “È una schedatura bella e buona e se si vogliono andare a chiedere soldi alle prostitute, si legalizzi la professione e si colpiscano anche le prostitute ad alto livello”.

Covre ricorda anche i problemi e le violenze quotidiane a cui sono sottoposte le lucciole. Violenze che spesso sfociano nell’omicidio: già quattro i casi tra dicembre e gennaio. Problemi che attengono anche l’economia: “L’Agenzia delle Entrate vuole sapere se le prostitute pagano un affitto, in modo da dimostrare che percepiscono compensi e chiedere loro soldi o dimostrare che sono in nero – spiega Covre – ma non sanno che è difficilissimo ottenere un affitto o un mutuo regolare e che quindi ci si deve affidare a personaggi che non sono in regola col fisco”.

Se davvero si pretendono le tasse, il Comitato per i diritti civili delle prostitute indica la strada per la legalizzazione: “Si prenda esempio dalla Germania o dall’Olanda. Legalizzare la professione aiuterà a far emergere il sommerso e a contrastare la tratta”.