Trasmessi nei giorni scorsi alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati i decreti attuativi riguardanti il contratto a tutele crescenti e la nuova indennità di disoccupazione. La Commissione esprimerà parere non vincolante entro 30 giorni. Poi le norme saranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Ma La Fiom non ci sta e ne paventa l’incostituzionalità.

Il Consiglio di Ministri ha licenziato nei giorni scorsi i due decreti legislativi che danno declinazione pratica alle linee guida della legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, più comunemente conosciuta come Jobs Act. I decreti riguardano nella fattispecie il nuovo contratto a “tutele crescenti” e la nuova indennità di disoccupazione (Naspi).

Nel primo caso, il licenziamento per motivi economici, qualora se ne accertasse l’illegittimità, prevede come contropartita per il lavoratore un indennizzo economico, crescente in funzione dell’anzianità. Nel caso di licenziamenti per motivi disciplinari, il giudice valuterà della legittimità del motivo specifico (senza guardare alla sproporzione eventuale del provvedimento), e qualora ne riscontrasse l’illegittimità potrà disporre, solo in questo caso, il reintegro del lavoratore

“Non c’è certezza, non c’è tutela, solo insicurezza su insicurezza sulla pelle dei lavoratori. E’ tutto l’impianto del Jobs Act -commenta ai nostri microfoni Bruno Papignani, segretario regionale Fiom-Cgil– che non va.”

“Quando si può proporre il licenziamento per motivi economici -continua Papignani che non esclude che le norme siano incostituzionali, poichè definiscono due regimi differenti nello stesso impiego- si aprono grandi spazi per l’impresa. Di fatto è libertà di licenziare. Si monetizza di fatto il raporto di lavoro, con piena libertà per l’impresa.

Anche sulla nuova disciplina dell’indennità di disoccupazione Papignani è caustico. “Tutti gli ammortizzatori sociali non funzionano e si riducono. Renzi sta mettendo in pratica le riforme che già a Monti erano state richieste.Si va avanti progressivamente nel togliere qualsiasi tutela.” conclude promettendo nuove mobilitazioni dei lavoratori contro la riforma.