Sta facendo molto discutere la decisione del British Board of Film Censors di vietare alcune pratiche sessuali nei film porno. Per Slavina, esponente di spicco del post-porno italiano, la censura è fuori dal tempo e colpisce soprattutto il piacere femminile. “A sempre più maschi va stretto il proprio genere ed sono incuriositi da nuove pratiche”.

Aumenta la curiosità su nuove pratiche nel porno ma si decide di censurare

La decisione del British Board of Film Censors di vietare nei film porno britannici la possibilità di ritrarre alcune pratiche sessuali sta facendo molto discutere anche fuori dal Regno Unito. La commissione britannica ha deciso che i film made in Uk non potranno più contenere scene di sculacciate, bastonate, le frustate eccessive, penetrazione violenta con oggetti, abuso fisico o verbale, pissing, travestirsi da bambini, bondage, umiliazione, squirting, strangolamento, face-sitting e fisting.
A finire nella black-list dei censori inglesi, quindi, non solo le pratiche più violente, ma anche molte che attengono ai giochi sessuali di ruolo e al piacere femminile.

A protestare nel Regno Unito sono state soprattutto realtà femministe, che se da un lato hanno sempre avanzato critiche agli stereotipi machisti riprodotti dal porno, dall’altro non ritengono che sia la censura e la rimozione del piacere femminile la soluzione del problema.
Da diversi anni esiste un movimento, il post-porno, che considera la pornografia come un campo di battaglia per la lotta politica, nel tentativo sia di dare spazio e dignità ad alcuni immaginari erotici bollati come anormali rispetto a una presunta normalità e sia per far emergere una visione diversa, più ricca, dell’erotismo e della sessualità.

Una delle maggiori esponenti del movimento post-porno italiano è Slavina , blogger, scrittrice, film maker ed esponente dell’associazione “Le ragazze del porno”. Ai nostri microfoni, l’attivista ricorda per prima cosa un precedente storico: “All’inizio degli anni ’80 furono movimenti americani guidati da femministe e ricordati come “Feminist Porn Wars” a chiedere la censura del porno. L’unica cosa che ottennero è la rimozione della pornografia non-eteronormativa”. Quei fatti, però, ebbero una grande importanza, dal momento che in reazione nacque il femminismo pro-sex, in cui la sessualità fu oggetto di discussione e riflessione.

Il provvedimento britannico, per Slavina, è “fuori dal tempo“, anche semplicemente per il fatto che la distribuzione di porno attraverso internet lo rende anacronistico.
Ad essere colpite, sottolinea poi l’attivista, sono soprattutto le pratiche che attengono al piacere femminile e al bilanciamento dei ruoli di genere e questo la dice lunga sulla natura della decisione. “Ho un po’ la sensazione, inoltre, che si vogliano vietare tutte le pratiche non riconducibili alla riproduzione”.

E allora, appurato che la censura non è uno strumento adeguato per affrontare il problema del patriarcato presente anche nella pornografia, come si può fare? La risposta sta nella molteplicità dei linguaggi e nella rappresentazione del desiderio.
“Al movimento post-porno – osserva Slavina – credo si stiano avvicinando anche maschi a cui va stretto il proprio genere e che hanno una curiosità nei confronti di pratiche diverse”.