Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha lanciato una task force di polizia per contrastare la diffusione delle fake news. Il Viminale presenta il progetto come “un servizio per i cittadini”, che potranno denunciare notizie false. Il rischio, però, è che si vada verso un “Ministero della Verità” e che si limiti il diritto d’espressione. Oppure che l’iniziativa sia inutile ed elettorale. Il commento di Leonardo Bianchi, news editor di Vice.

Una “task force”, un “servizio anti-fake news”. È stata descritta in molti modi diversi l’iniziativa presentata dal ministro degli Interni Marco Minniti per contrastare la diffusione di notizie false in rete. Un problema reale, ma la risposta che propone di dare il Viminale è inquietante, a detta sia di giornalisti che di debunker.
Il piano prevede che sia la polizia a raccogliere le informazioni infondate e a promuovere le smentite ufficiali. “Nessun Grande Fratello, ma un servizio pubblico per i cittadini” che potranno denunciare direttamente alle forze dell’ordine le presunte fake news, stando alle rassicurazioni dello stesso Minniti.

Psicopolizia o debunking?

La notizia, però, ha gettato in allarme sia chi si occupa di smontare le bufale, i cosiddetti debunker, sia i giornalisti, che percepiscono i rischi che affidare alla polizia il giudizio su cosa sia vero e cosa sia falso può comportare. “Non è compito dello Stato stabilire la verità. Quello lo fanno nei regimi autoritari –  ha commentato Arianna Ciccone, direttrice del Festival Internazionale del Giornalismo – E se non siamo di fronte a un attacco diretto alla libertà di espressione, siamo comunque a piccole gocce di ‘veleno’ instillate nelle vene della nostra democrazia”. Ancora più duro il commento di Massimo Mantellini, giornalista de Il Post: “Sono cretini e pericolosi”. Anche il docente e giornalista Guido Scorza è preoccupato: “La polizia non è un giudice. Il rischio è che non vengano garantite le opinioni politiche”. Critica e scettica anche Milena Gabanelli.

Qualora non sia pericolosa, l’iniziativa potrebbe essere completamente inutile. A sostenerlo è Leonardo Bianchi, news editor di Vice e autore di “La gente”, per la cui stesura ha dovuto frequentare molto la mentalità di chi crede e diffonde fake news. “La credibilità, la serietà e l’utilità di una simile iniziativa è assolutamente nulla”, afferma a commento della task force del Viminale.
Ai nostri microfoni Bianchi cerca di fotografare il problema: “Cos’è una fake news? Anche la notizia diramata dal centro studi di Confindustria secondo cui se avesse vinto il ‘No’ al referendum costituzionale sarebbero arrivate piaghe bibliche era una fake news”.

Il problema di fondo, secondo il giornalista, è che l’Italia ha “ereditato” male il dibattito proveniente dagli Stati Uniti dopo l’elezione di Trump e si inserisce a pieno nella campagna elettorale per le elezioni politiche.
Secondo Bianchi, di per sè l’iniziativa del Viminale non è niente di che, ma l’aspetto preoccupante è che tradisce una vecchia mentalità, quella che demanda alla polizia il fack checking.

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