Condanna all’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, riconosciuti rispettivamente come mandante ed esecutore della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. La sentenza è arrivata nella serata di ieri dalla seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano. Secondo la Corte, i servizi sapevano della strage prima della sua esecuzione e hanno coperto gli esecutori, ovvero i fascisti di Ordine Nuovo.

È arrivata ieri sera la condanna all’ergastolo per Carlo Maria Maggi, ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti (ai tempi Sid) con il nome di ‘fonte Tritone’. Maggi e Tramonte sono stati ritenuti responsabili della strage di piazza della Loggia, a Brescia, che il 28 maggio 1974 causò la morte di otto persone (un altro morirà successivamente) e il ferimento di centinaia di manifestanti riunitisi per  una mobilitazione antifaascista.

La sentenza della seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano arriva a seguito del rinvio della Cassazione, che aveva giudicato illegittima la precedente assoluzione di secondo grado per Maggi e Tramonte. Con il rinvio, la Cassazione aveva disposto di “rivalutare elementi indiziali molto gravi, peraltro con la rinnovazione parziale del dibattimento dato che sono emersi indizi molto gravi in particolare rispetto a Maurizio Tramonte, che, ormai è accertato, era in piazza della Loggia al momento dello scoppio dell’ordigno“, spiega Saverio Ferrari dell’Oseservatorio sulle Nuove Destre.

Si ricostruisce, così, un pezzo di verità, non solo riguardo alla strage di piazza della Loggia, ma rispetto ai fatti di quegli anni, inaugurati dalla strage di piazza Fontana del 1969. “Questa è una sentenza che segnerà sicuramente una nuova valutazione rispetto alla verità giudiziaria, che si sposa con la verità storica, che si può scrivere nero su bianco sul rapporto tra Ordine Nuovo e apparati dei servizi segreteti che li hanno coperti“, commenta Ferrari.

Una verità forse ancora parziale, ricostruita faticosamente dopo 41 anni da quel giorno in cui otto manifestanti persero la vita durante una manifestazione antifascista. “Molti nomi non compaiono più nelle carte, molti sono anche deceduti, però all’ultimo momento un pezzo di verità è stato acquisito anche sul piano giudiziario – sostiene ancora Ferrari – Gli apparati erano a conoscenza in anticipo che si stava organizzando la strage, ma soprattutto hanno protetto quelli di Ordine Nuovo, lettteralmente per decenni, affinchè fosse garantita loro l’impunità”.

Il quadro che si ricostruisce, tassello per tassello, è quello composto da “un livello alto di istituzioni, coperte anche politicamente, che si sono messe all’opera nella strategia della tensione per scardinare  le istituzioni democratiche e repubblicane. Questa sentenza dice che cosa è accaduto in quegli anni, dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’70, e cioè i fascisti facevano i manovali e i vertici degli apparati statali lavoravano per affossare il sistema democratico“.
In questo mosaico, che vede sullo sfondo il protagonismo di organizzazioni e attori internazionali più o meno ufficiali, risulta ormai fuorviante parlare di ‘servizi deviati’. “Forse quelle deviate erano le parti democratiche”, commenta Ferrari.

Il processo, intanto, tornerà in Cassazione visto il ricorso, praticamente certo, dei legali di Maggi e Tramonte.