Dopo aver calcato i grandi palchi dell’Italia e degli USA, la Premiata Forneria Marconi, storica band progressive italiana ritorna a Bologna con il concerto “All the best”. Creatività e ricerca sono il marchio di fabbrica della band dagli esordi ad oggi, rendendoli sempre contemporanei.

All the Best: la PFM a Bologna

Sono stanze emozionali quelle che comporranno il concerto “All the best” della Premiata Forneria Marconi. La storica band tornerà a Bologna il 10 marzo al teatro Il Celebrazioni, considerata una seconda casa. Proprio al “Celebrazioni”, infatti, la PFM si è barricata per 4 giorni per dare vita alla performance “Stati d’immaginazione”, idea nata durante un tour in Messico che intreccia immagini mute sonorizzate poi con delle jam live.

“All the best”, invece, aprirà diverse finestre suggestive sul percorso artistico della PFM. Una prima parte sarà dedicata agli album dell’esordio, che verranno eseguiti con gli arrangiamenti originali “in modo che lo spettatore abbia la sensazione di chiudere gli occhi e riascoltare proprio quello che lo ha affascinato quando il disco è uscito” racconta Franz di Cioccio, voce e batteria della band. “Questo è un impegno verso il pubblico e verso noi stessi. Vogliamo che si riscopra il piacere di sentire come è nata questa svolta della musica italiana.”

È un viaggio che attraverserà tutte le epoche della band: dalla svolta internazionale avuta grazie all’unione con i testi di Peter Sinfield, poeta e paroliere dei King Crimson, fino ad arrivare ad un altro momento di sperimentazione, che ha segnato la musica italiana, ovvero l’album fatto in collaborazione con De André, “per fare entrare il pubblico sempre più in empatia con un gruppo capace di essere contemporaneo ad ogni appuntamento con la musica.”

La replica non è accettata, tanto che l’ultima parte dello spettacolo sarà destinata all’improvvisazione, propria del jazz, in cui si esprime tutta l’alchimia della band, nonostante i cambiamenti della formazione. Sul palco, infatti, saranno in 7: due batterie e due tastiere e la giovane new entry Marco Sfogli alla chitarra che però non sostituisce Mussida, ci tiene a sottolineare il frontman. La PFM più che una semplice band, è un laboratorio creativo.Quando si condivide un palco, si segue quello che suonano gli altri. Questo significa improvvisare per la PFM. L’ascolto reciproco fa sì che nasca un’interazione da cui scaturisce una grande energia emotiva.

Nei quarantacinque anni di attività, la Premiata Forneria Marconi ha condiviso il palco con i grandi della musica internazionale, dai Beach Boys a Frank Zappa. Rimane una costante: la curiosità nei confronti della musica, dal 1971 ad oggi. È sempre lo stesso l’approccio alla composizione. “Se sei curioso, diceva Fernanda Pivano, rimani giovane. Non mi sembra che siano passati così tanti anni. È la curiosità che governa la vita di un musicista. La particolarità della band deriva proprio da  un’esperienza continua che arricchisce e dona la materia prima per poter fare anche una nota, ma una nota che ti dà emozione.” continua Di Cioccio.

In un periodo in cui la musica è spesso solamente un prodotto costruito a tavolino da produttori e case discografiche, è sempre più difficile segnare in maniera incisiva la storia. L’analisi che ne fa Di Cioccio non è del tutto negativa se si mantiene come punto fermo la creatività, slegata dall’omologazione. “Si tende a riprodurre quello che già è stato venduto. Succede sempre, però, che qualcuno faccia qualcosa di diverso e colpisca o per la ricerca o per i contenuti o solo per un suono emotivo. Non si sa mai qual è la cosa che può portare la tua espressività a un valore di successo. D’altra parte un vantaggio di oggi è internet, quasi uno strumento magico, che permette all’artista di farsi conoscere. Se sei un artista, devi liberare la tua creatività ed essere unico in quello che fai.”

Uno degli ultimi esempi di questa sperimentazione è proprio l’album PFM in Classic, di cui alcuni brani faranno parte dello spettacolo All the Best, in un continuo dialogo con tutti gli album della band. Folgorato sulla via di Liverpool, Franz ha preso una direzione differente rispetto alla tradizione classica della sua famiglia (suo padre era un oboista) che però è stata ripresa proprio in quest’ultimo lavoro. Una scomposizione e successiva ricomposizione della musica classica in versione PFM: “È come inserire in un tessuto dei filamenti preziosi, sono diventati così dei brani diversi. Abbiamo immaginato cosa avrebbe suonato Mozart se avesse avuto a disposizione un basso, una batteria e una chitarra.” PFM in Classic rappresenta, quindi, un ponte tra due culture distinte, ma non distanti.

Diverse espressività, dunque, si alterneranno in una corsa dietro all’immaginazione, passando dal Pescatore di De Andrè a “La danza dei cavalieri” di Prokofievs. Non resta che immergerci nella musica immaginifica della PFM in attesa del nuovo album, che combinerà in modo del tutto nuovo e inaspettato la gamma dei possibili colori musicali. Per dirla con le parole di Di Cioccio: “Dobbiamo sorprenderci ed essere curiosi.”

Alina Dambrosio