Dopo l’attentato all’esponente dell’ultradestra israeliana Glick, e la successiva esecuzione del presunto attentatore palestinese (che sarebbe stato seviziato secondo la famiglia) la tensione è alle stelle a Gerusalemme. La spianata delle moschee è aperta solo a discrezione dell’esercito israeliano. Continui gli scontri con i giovani palestinesi.

Si stringe sempre di più la morsa israeliana su Gerusalemme est. Insediamenti illegali e feroce occupazione militare, sembrano ormai il riflesso pratico, del desiderio più profondo e, ormai, neanche troppo celato, di Israele: prendersi Gerusalemme est, la parte araba della città. La tensione è tornata a salire da qualche giorno, dopo l’attentato al leader dell’ultradesta Glick e l’uccisione (seguita alle sevize, secondo i palestinesi), del presunto autore dell’attentato. Questa mattina un automobilista palestinese si sarebbe lanciato con la sua vettura in mezzo alla gente che passeggiava nella città. I morti sarebbero due, stando alla stampa israeliana che parla del fatto come di un attentato, un israeliano, deceduto per le ferite riportate e il palestinese alla guida ucciso dalle forze di polizia.

“La presa di Gerusalemme è cominciata anni fa -spiega l’ex-vicepresidente del Parlamento europeo, Luisa Morgantini- ma negli ultimi due anni è cresciuta smodatamente la presa delle case dei palestinesi di Gerusalemme est, che come dice la comunità internazionale dovrebbe essere la capitale dello Stato di Palestina. Continuano le espulsioni da Gerusalemme est e le confische delle carte d’identità dei palestinesi. E’ in corso una deportazione lenta. Il governo israeliano sta cercando di espellere più palestinesi possibile da Gerusalemme, per fare spazio ai coloni.”

Ad aggravare ulteriormente la tensione, c’è l’apertura solo a sprazzi, e in maniera selettiva, della spianata delle moschee, luogo religioso simbolo per i palestinesi. “Il centro della crisi è la moschea di Al Aqsa -racconta ancora Morgantini- dove i soldati israeliani entrano e picchiano chiunque si trovi all’interno, per proteggere alcune decine di coloni che, anche oggi, hanno fatto irruzione nella moschea.”

Morgantini è certa che i palestinesi troveranno il modo per resistere ancora , all’occupazione feroce che li opprime, ma  non è sicura che sarà attraverso una nuova intifada, come si dice da più parti. Di una cosa, però, l’ex-parlamentare europea è sicura: “la responsabilità è tutta della comunità internazionale che non interviene. Israele va fermata, anche per salvarla da se stessa.”