A fine mese gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari devono chiudere, ma è già certo un ritardo. Le associazioni della campagna Stop Opg si sono trovate a Roma per fare il punto e sottolineare il rischio della riapertura dei manicomi.

Il 31 marzo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari verranno chiusi, ma le associazioni che partecipano alla campagna “Stop Opg” sono sicure che la data non verrà rispettata. Per questo si sono trovate oggi a Roma per un’assemblea straordinaria che aveva lo scopo di pianificare il proseguimento della campagna per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Il rischio concreto, infatti, è che chiuse quelle strutture, più volte sotto inchiesta per le disperate condizioni in cui versano i reclusi, riaprano i vecchi manicomi, contravvenendo alla legge Basaglia.
“Il pericolo – spiega Stefano Cecconi, portavoce della campagna Stop Opg – che venga data un’intepretazione distorsiva della norma che prevede la chiusura di queste strutture e si dia vita invece ad una rete regionale di manicomi”.
Un’ipotesi che sarebbe drammatica e che violerebbe lo spirito della legge Basaglia che, oltre alla chiusura dei manicomi civili, sancisce percorsi di recupero delle persone dichiarate non in grado di intendere e di volere.

“Le regioni, in quanto enti competenti in materia sanitaria – osserva Cecconi – hanno ricevuto risorse economiche aggiuntive per gestire la transizione. Ci aspettiamo che si proceda verso una soluzione che non ghettizzi ed emargini nuovamente le persone, ma che dia risposte caso per caso, attraverso l’inserimento in comunità o altre strutture assistenziali”.
Un auspicio che va “aiutato” con le mobilitazioni. Per questo il 20 e 21 marzo la campagna Opg darà vita ad un’iniziativa contestualmente al forum di Salute Mentale e, se ciò non bastasse, a maggio partirà una carovana per rimettere al centro l’argomento.