Dal primo luglio si aprirà la riduzione delle azioni pubbliche di Hera, che passeranno dunque dal 60 al 35%. Voci contrarie all’operazione si sono già levate, non ultima quella del sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi. Critica anche la Cgil, che si dice pronta “Ad una fase di mobilitazione”.

La revisione dei patti parasociali con cui il controllo pubblico della multiutility Hera passerebbe, dal primo luglio, dal 60 al 35%, non ha tardato ad aprire un fronte di opposizione che si preannuncia sempre più ampio.

Dopo le critiche del primo cittadino di Castenaso Stefano Sermenghi , oggi è la Cgil a prendere posizione contro l’operazione.
Non sono dunque bastate le rassicurazioni sulla detenzione pubblica delle azioni della multiutility, che anche ridotte al 35% assicurerebbero al controllo pubblico la quota maggioritaria del totale.

Maggioritaria sì, ma comunque (parecchio) al di sotto del 50%. E con la riduzione del controllo pubblico di Hera, “Arrivano soggetti finanziari che se la mangiano in un boccone, e decidono di fare operazioni finanziarie”, dichiara il segretario regionale della Cgil Vincenzo Colla.

Tre, in particolare, saranno le conseguenze dell’operazione. La prima riguarderà i lavoratori, che, sostiene Marina Balestrieri di Fp-Cgil, saranno vittima del “Dumping contrattuale, che permetterà di non applicare il contratto nazionale di filiera, cosa che in parte già avviene.
Ma a rimetterci saranno anche gli utenti, che potrebbero vedere “schizzare le tariffe”, e l’ambiente: “Senza la multiutility, chi la fa la green economy?”, continua Colla.

La Cgil si dice quindi pronta “A discutere coi lavoratori” se il piano di riduzione del controllo pubblico di Hera dovesse andare avanti. “Se si vogliono fare precipitare le cose, siamo pronti ad una fase di mobilitazione, sulla quale consulteremo, ovviamente, anche le altre organizzazioni sindacali”, conclude Colla.