Una doppia inchiesta, di cui dà notizia El Pais, vedrebbe i caschi blu impegnati nella missione Onu in Libano (Unifil) coinvolti nella vendita illegale di alimenti destinati alla missione. I battaglioni più attivi nell’attività illecita sarebbero quello ghanese e quello italiano. Il portavoce Unifil: “Non ci sono prove, prese misure appropriate”.

Alimenti destinati alla missione Onu in Libano venduti illegalmente da alcuni dei caschi blu coinvolti e ritrovati in alcuni supermercati del Paese mediorientale. Sarebbe questa l’attività al centro di una doppia inchiesta, condotta dal ministero dell’Economia di Beirut e dalle Nazioni Unite, e che vedrebbe coinvolti i caschi blu ghanesi e quelli italiani. Il contingente italiano (il più numeroso e al comando della missione Unifil) e quello ghanese sarebbero stati i protagonisti principali della vendita di alimenti, attività illecita dato che si tratta di risorse destinate alla missione, dunque non commercializzabili.

A darne notizia è stato, nella notte, il quotidiano spagnolo El Pais, e per tutta la giornata di oggi agenzie e organi di stampa ne hanno rilanciato le rivelazioni.
I battaglioni coinvolti nell’attività sarebbero complessivamente 5. Alla base della notizia ci sarebbero, secondo quanto reso noto, testiomianze di lavoratori impiegati nella fornitura di alimenti a Unifil.

Non si è fatta attendere la replica dei vertici della missione. Il portavoce Unifil, Andrea Tenenti, ha dichiarato che “non ci sono ancora prove che possano confermare una sistematica operazione legata al traffico di alimenti, o ancor meno, il coinvolgimento di alcuni contingenti”. Tenenti ha però aggiunto che “l’Unifil ha preso le misure appropriate, interne alla missione e in stretto coordinamento con il quartier generale dell’Onu”.

A mobilitarsi è anche la procura militare di Roma che, secondo quanto affermato dal procuratore Marco De Paolis, è impegnata nella verifica delle notizie riportate dal quotidiano spagnolo.