“Non l’ho firmato, non lo voterò ed è una ripicca strumentale di chi sente odore di elezioni”. Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale del Pd, smentisce di essere firmatario dell’ordine del giorno sulla revisione delle assegnazioni di spazi, considerato un attacco al Cassero dopo la polemica sulle foto blasfeme. E se la prende con i cattolici del suo partito.

“Quell’odg non l’ho firmato”. A sorpresa Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale del Partito Democratico e gay dichiarato, smentisce di avere firmato l’ordine del giorno presentato ieri da alcuni consiglieri democratici e per il quale era dato per firmatario.
L’odg chiedeva una revisione delle assegnazioni degli spazi comunali alle associazioni e, anche se non espressamente citato, è stato considerato un documento punitivo contro il Cassero, dopo le polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione delle foto blasfeme scattate nella serata “Venerdì credici”.

Zacchiroli non solo dice di non aver firmato l’odg e di non volerlo votare, ma si scaglia a muso duro contro i suoi colleghi di partito. “Si tratta di una ripicca strumentale – osserva il consigliere – fatta da chi sente olezzo di elezioni ed è già sceso in campagna elettorale. Io a questi giochi non ci sto, serve serietà su questi temi”.
Sembra quindi esserci caos totale all’interno del gruppo consigliare del Pd, che si ritroverà questo pomeriggio per affrontare la questione. “Il caos ce l’hanno quelle persone con se stesse”, tiene a precisare il consigliere.

Nello specifico, Zacchiroli sottolinea due cose. La prima è che proprio il Consiglio comunale, un anno fa, ha votato un odg “tecnico”, a firma di Francesco Errani, che chiedeva all’Amministrazione di trovare dei criteri per stabilire l’efficacia dei finanziamenti pubblici alle associazioni. “Io resto su quella posizione”, osserva il consigliere.
La seconda questione è che il nuovo odg, a firma della cattolica Raffaella Santi Casali, “usa definizioni aleatorie e soggettive“, parlando ad esempio di ‘rendite di posizione”, che per Zacchiroli non rappresentano il metodo giusto per affrontare la questione.