Nella prima giornata del Festival di Internazionale a Ferrara due appuntamenti dedicati alla criminalità organizzata ed ai mezzi per contrastarla: A nord della mafia, dedicato al tema delle infiltrazioni mafiose nell’Italia settentrionale, e Semi di libertà, per parlare delle cooperative sui terreni confiscati.

Festival Internazionale a Ferrara- Prima Serata

Questo pomeriggio dedicato alle mafie è iniziato alle 15 in una Sala Estense gremita dove Giovanni Tizian, autore di Gotica. ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea, il Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Roberto Pennisi ed il docente dell’Università di Ferrara Marco Magri ci hanno fatto capire quale sia ormai il livello di penetrazione delle organizzazioni mafiose nel Nord Italia.

Il problema è la permeabilità che caratterizza sia la dimensione economica sia quella politica. Nelle nostre regioni la criminalità organizzata agisce infatti grazie ai cosiddetti uomini-cerniera, mediatori che – afferma Tizian – sono il suo “capitale sociale” perché immettono nel tessuto economico personaggi e capitali altrimenti poco presentabili. Lo stesso sistema degli appalti non aiuta, e questo è un tema particolarmente caldo ora in Emilia Romagna con la ricostruzione dopo il terremoto. Secondo Magri bisognerebbe riformare tale sistema, a suo parere forse troppo permissivo per un paese ad alto tasso di illegalità come il nostro, riequilibrando le forze tra gli interessi economici privati e amministrazioni appaltatrici, che ad esempio non hanno le risorse per effettuare controlli ed accertare il grado di legalità delle imprese che partecipano ai bandi. Pennisi, dal canto suo, ha voluto rendere immediatamente chiara la sua posizione affermando che il tema reale in una società civile è “se sia più grave il silenzio degli innocenti o il silenzio dei colpevoli”, cioè di “coloro che sanno o sono in condizioni di sapere e tacciono o fanno tacere”: per questo, continua il Sostituto Procuratore “chi esercitando determinate funzioni pubbliche fa come uno struzzo e mette la testa sotto la sabbia è colpevole e se ha paura dica di avere paura e se ne vada”.

Quindi, per non combattere solo una battaglia di retroguardia, bisogna cambiare i modelli culturali con cui comunemente interpretiamo il fenomeno: dobbiamo renderci conto che ‘ndrangheta, mafia e camorra ormai da tempo sono diventati “un problema di economia e non più solo di ordine pubblico”, ha affermato Tizian. Da qui la sempre maggiore difficoltà di discernere cosa è mafia da cosa non lo è.

A riportare un po’ di speranza e a ribadire che qualcosa si può ancora fare è arrivato nel tardo pomeriggio l’incontro nella adiacente piazza municipale, cui hanno partecipato Gianluca Faraone, del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, Carolina Girasole, sindaco di Isola Caporizzuto, Giampiero Calzolari, per l’Agenzia Cooperare con Libera Terra, e don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

Gianluca ha fatto parte della Cooperativa Placido Rizzotto, una delle prime ad essere fondata nel 2001 in Sicilia, mentre Carolina Girasole è un esempio di quella buona amministrazione che ha scelto la legalità e a Isola Caporizzuto sta istituendo la decima cooperativa di Libera Terra su circa un centinaio di ettari di terreni confiscati alla ‘ndrangheta. Entrambi hanno portato a Ferrara la loro esperienza e se Gianluca, scherzando, ha definito la realtà delle cooperative “una follia che continua ad espandersi”, il sindaco Girasole ha parlato di “scelta rivoluzionaria”, per far comprendere quali siano le difficoltà con cui si sono confrontati e le intimidazioni che tuttora devono affrontare lei e la sua amministrazione. Perché è importante riutilizzare i beni confiscati? La loro testimonianza è unanime: per restituire qualcosa alla comunità, per sottrarre consenso sociale alle organizzazioni mafiose sul loro stesso territorio e per dare una possibilità di lavoro legale ai giovani, interrompendo così il circuito dell’illegalità che da troppo tempo perdura in queste zone.

Dopo aver ricordato che ancora molti dei beni confiscati non riescono ad essere usati a beneficio della collettività, don Ciotti ha ribadito uno dei pilastri su cui si fonda la democrazia è, insieme alla dignità ed alla giustizia, la responsabilità: “non più solo solidarietà ma corresponsabilità, dobbiamo sentirci tutti moralmente implicati”. Il fondatore di Libera non ha risparmiato critiche alla nostra classe politica che non ha ancora riformato le norme in materia di corruzione, nonostante l’Europa ci chieda di farlo dal 1999, e che “si preoccupa dei giovani ma non se ne occupa”: è neccessario uscire da questa situazione di “coma etico perché – ha concluso– se non ci sarà un reale e profondo rinnovamento etico le riforme rimarranno vuote ed ambigue”. E proprio in linea con questa necessità di rinnovamento, proprio perché “non basta ricordare Falcone e Borsellino con le targhe nelle piazze e nelle strade ma c’è bisogno di azioni concrete”, don Ciotti ha annunciato che Libera si costituirà parte civile al processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia.

Federica Pezzoli