Dopo una lunga maratona negoziale, questa mattina a Vienna è stato raggiunto un accordo storico sul nucleare iraniano. La rabbia di Israele: “Si è ceduto all’asse del male”. Acconcia (il Manifesto): “Questo accordo può ridisegnare la mappa delle relazioni tra Iran e Stati Uniti, con effetti su tutto il Medioriente”.

È stato firmato questa mattina, dopo una lunga maratona negoziale, l’accordo storico sul nucleare iraniano. La Repubblica Islamica e il gruppo dei 5+1 sono giunti ad un’intesa definitiva, dopo un primo importante passo il 2 aprile scorso.
Teheran otterrà la revoca delle sanzioni internazionali in cambio di significative riduzioni alla portata del suo programma nucleare, che verrà sottoposto a ispezioni per accertare il rispetto degli impegni da parte della Repubblica Islamica.

Uno dei punti che può aver fatto protrarre la discussione riguarda la possibilità del ritorno alle sanzioni entro 65 giorni, se dovesse essere accertata una sua violazione del trattato. Alla firma dell’accordo, che dovrà essere ratificato dal Congresso Usa e dall’assemblea legislativa iraniana, dovrebbe seguire questo mese una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu.
Secondo alcune fonti, inoltre, le misure previste da entrambe le parti troverebbero applicazione nella prima metà del 2016.

“Questo accordo – spiega ai nostri microfoni Giuseppe Acconcia, giornalista del Manifesto – non riguarda solo il nucleare e il suo scopo pacifico, ma riguarda la distensione, dopo 35 anni, delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Iran”.
Non è un caso, infatti, che Israele abbia subito commentato negativamente l’accordo, considerandolo un errore storico e sostenendo che l’occidente abbia ceduto a quello che, ai tempi di Ahmadinejād, veniva considerato “l’asse del male”.
La nuova presidenza moderata iraniana di Rohani, a due anni dalla sua elezione, ha però cambiato molto, sia nelle politiche del Paese, sia nelle relazioni internazionali.

“Sicuramente nel breve termine questo accordo fa uno sgarro ad Israele – osserva Acconcia – Nel lungo termine, però, può avere degli effetti importanti perché può ridisegnare la mappa delle relazioni internazionali nella regione, in particolare con riferimento al ruolo degli Stati Uniti, finora appiattiti sulla posizione dell’Arabia Saudita, contraria all’accordo”.
Per il giornalista, dunque, sul lungo periodo l’Iran potrebbe diventare un punto di riferimento per la gestione e la soluzione di crisi nel Medioriente, come l’Afghanistan, l’Iraq o la Siria.