La mancata cancellazione delle trascrizioni di matrimoni omosessuali celebrati all’estero, così come richiesta dalla circolare di Alfano, e non eseguita dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, non costituisce abuso d’ufficio. Sorride l’Arcigay, che ora però chiede passi in avanti concreti per quanto riguarda il tema delle unioni civili.

Nuova pagina del torbido capitolo sullo scontro tra il ministro dell’Interno Alfano e i sindaci. La forte ostilità di Alfano alla trascrizione delle nozze gay contratte all’estero nei registri comunali ancora una volta non trova la sponda della magistratura. La procura di Milano ha infatti archiviato l’inchiesta per la mancata cancellazione delle trascrizioni di dodici matrimoni omosessuali. Trascrizioni firmate dal sindaco Pisapia, che pur non esplicitamente citato nel fascicolo (essendo questo contro ignoti), aveva egli stesso annunciato di essere indagato. Secondo la Procura, tuttavia, la decisione di Pisapia di non obbedire alle disposizione del prefetto (diretta emanazione, come è noto, del ministero dell’Interno) non costituisce abuso d’ufficio.

“Questa è l’ennesima prova che i sindaci, oltre ad aver dato un segnale politico ben preciso, si sono mossi all’interno di un alveo giuridico impeccabile – afferma Flavio Romani, presidente di Arcigay – È una buona notizia, ma questa vicenda se non viene risolta a livello politico andrà avanti ancora“. La battaglia tutta locale tra sindaci e prefetti, insomma, non troverà soluzione fintantoché il Parlamento non si deciderà a mettere mano una volta per tutte alla questione dei diritti civili e, nello specifico, delle unioni civili. “Servirebbe che Renzi mettesse in riga Alfano – continua Romani – in quanto questa è una guerra dichiarata dal segretario dell’Ncd che usa strumenti da ministro dell’Interno per portare avanti una battaglia tutta politica”.

Il presidente del Consiglio aveva indicato nei mesi scorsi un calendario preciso, secondo il quale dopo le riforme costituzionali e la legge elettorale si sarebbe passati al campo dei diritti, il cui primo punto è proprio il ddl sulle unioni civili. “È una patata bollente che ancora nessuno ha voluto affrontare con decisione, siamo rimasti al fatto che la discussione sul testo base Cirinnà deve essere conclusa entro fine febbraio – spiega Romani – Sappiamo che questo porterà fibrillazioni all’interno della maggioranza di governo, per l’opposizione del Ncd”.

Il timore di Arcigay deriva dal fatto che l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica ha lasciato numerosi strascichi – ancora irrisolti – nei rapporti tra gli alleati di governo. Proprio per ricucire lo strappo e far salva l’alleanza Pd-Ncd il capitolo dei diritti civili potrebbe essere ancora una volta accantonato, in attesa di tempi migliori. “Vedremo se ancora una volta saranno sacrificate le nostre rivendicazioni in materia di diritti e parità in nome di alleanze di governo e stabilità politica – dice Romani – Se il Nuovo Centro Destra non ci sta, Renzi provi a cercare altri alleati e una maggioranza trasversale con cui procedere“.