Con sempre troppo ritardo e semplificazione, si comincia a parlare di quella galassia terrorista che è Boko Haram, il movimento (ma la definizione è controversa) che sta insanguinando il nord della Nigeria. Dai rapimenti alle stragi, per Annamaria Gentili è chiara la responsabilità dell’Arabia Saudita.

Non usa mezzi termini la docente ed esperta di storia e istituzioni dell’Africa, Annamaria Gentili, nel descrivere una Nigeria profondamente secolare connotata da un Islam istituzionale, lontana da quella descritta dai media. Per la storica docente dell’ateneo bolognese, è l’élite musulmana, a lungo alleata dei colonizzatori britannici, il vero obiettivo di Boko Haram, un movimento nato su impulso dell’Arabia Saudita, per combattere gli infedeli non in quanto cristiani, ma identificati nei musulmani, considerati “moderati”.

Il ricchissimo paese del Golfo, già pubblicamente accusato di aver foraggiato lo Stato Islamico, ha cambiato il rapporto dei nigeriani del nord con la religione islamica, promuovendo vere e proprie missioni “wahabbite” (figlie di un’interpretazione radicale delle scritture). Succede così che, negli anni ’90, nasca l’embrione di Boko Haram, che assume una forza considerevole dopo l’undici settembre.

Proprio in questa data Gentili rinviene un momento storico per la costellazione dei terroristi nigeriani (che insiste soltanto nella parte nord della Nigeria, e ora in Camerum, Ciad e Niger), la cui azione si ricollega prima ad Al Qaeda che allo Stato Islamico.

“Vorrei porre l’attenzione sull’estrema eterogeneità della Nigeria, che ormai ha quasi 200 milioni di abitanti. Le ragazze (ai rapimenti che si sono susseguiti negli ultimi mesi, ndr) sono state rapite da Boko Haram perchè andavano a scuola. E’ questo l’altro grande nemico dei terroristi, la scuola. Per Boko Haram l’educazione deve essere soltanto quella delle scuole coraniche.”