Boicottato e insultato perché offre aiuto ai migranti, il Bar Hobbit di Ventimiglia rischia la chiusura. Ma la tenacia della proprietaria, Delia, e il sostegno di antirazzisti e solidali possono cambiare la storia. In sei giorni raccolti quasi 20mila euro attraverso un crowdfunding. L’intervista a Delia.

Che i piccoli e sottovalutati Hobbit fossero capaci di grandi imprese lo aveva già raccontato Tolkien nei suoi romanzi, ma talvolta la realtà eguaglia la fantascienza. È così che a Ventimiglia, città ormai simbolo dei muri e del razzismo europeo, il piccolo Bar Hobbit, gestito da Delia, sta affrontando e superando le difficoltà e, con l’aiuto di tante e tanti, sconfiggendo l’esercito del Male.
In meno di una settimana dal lancio della campagna di sostegno a Delia e al suo bar, il crowdfunding  ha quasi raggiunto l’obiettivo dei 20mila euro necessari alla sopravvivenza del locale, che è diventato un presidio di umanità e una forma di resistenza alla xenofobia e all’odio razziale.

Nella cittadina al confine con la Francia, dove da ormai tre anni la frontiera è chiusa in modo selettivo dalle autorità francesi, il Bar Hobbit di Delia offre i propri spazi e il proprio conforto ai migranti che transitano e stazionano.
Dalla possibilità di usare il bagno e ricaricare il cellulare, fino a qualcosa da bere o mettere sotto i denti. Gesti di umanità basilare, che al giorno d’oggi sembrano rivoluzionari.
Sarà per questo che, per la sua attività filantropica, Delia si è “guadagnata” insulti, minacce e il boicottaggio di una parte di cittadini di Ventimiglia. Al punto che ha rischiato la chiusura e la vendita dell’esercizio.

Per sostenere Delia, per ringraziarla e incoraggiarla a continuare, è nata una campagna di raccolta fondi, promossa da “Ventimiglia Aperta“, un gruppo di amiche e solidali che comprendono quanto è preziosa la resistenza che il Bar Hobbit sta facendo all’imbarbarimento di matrice razziale.
Lanciata sulla piattaforma GoFundMe, in appena sei giorni la campagna ha raccolto più 18.500 euro, avvicinandosi velocemente all’obiettivo di 20mila euro fissato dai promotori.
Oltre al sostegno concreto a Delia, la riuscita della campagna serve anche a smontare la narrazione tossica e il senso di accerchiamento che gli antirazzisti vivono nell’Italia di oggi, dove l’odio xenofobo viene vomitato in grandi quantità sui social network, con riverberi anche sui mass media.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DELIA: