Tutti ne parlano, pochi la conoscono. L’organo sessuale femminile è da sempre oggetto di attenzione repressiva. Con dissacrante ironia, la fumettista svedese Liv Strömquist firma un “manuale” della vagina ne “Il frutto della conoscenza” (ed. Fandango).

Il Frutto della Conoscenza: il libro di Liv Stromquist

Vagina. Semplicemente nominare l’organo sessuale femminile provoca ancora imbarazzo in molte persone, donne incluse.
Rompere i tabù sulla vagina non è facile nemmeno nel 2017, poiché sono secoli, anzi millenni, che la repressione patriarcale si è sedimentata tentando di cancellare la sua ricca e delicata complessità, riducendola a strumento riproduttivo per la prosecuzione della specie o, nei casi peggiori, a bottino del predominio.

Il frutto della conoscenza“, il lavoro della fumettista svedese Liv Strömquist pubblicato in Italia da Fandango, è un tassello di quella che sarà una lunga e faticosa opera di decostruzione di quello che è stato il discorso “morale” e perfino scientifico – o sarebbe meglio dire pseudo-scientifico – attorno alla vagina.
Una de-colonizzazione del corpo femminile necessaria in ogni luogo del mondo, come testimoniano le statistiche e la cronaca sulle violenze alle donne.

Il lettore e la lettrice non si facciano intimidire dalla copertina, che ritrae una donna che indica con le mani la propria vagina e a fianco ha un mitra.
L’immagine riprende la performance “Genital panic” dell’artista austriaca Valie Export, realizzata nel caldo 1968. Un’immagine radicale e potente che rappresenta bene la determinazione e la rabbia con cui la battaglia per la liberazione della sessualità femminile può e deve essere condotta, ma che apre a contenuti della graphic novel di segno decisamente diverso.

È forse questo il primo stereotipo che l’autrice decostruisce: l’idea che il femminismo usi solo linguaggi seri e rabbiosi. Eppure si può fare femminismo con ironia e sarcasmo. Graffiante, certo, ma di sicuro efficace nel far passare in modo diverso argomenti troppo spesso rimossi con l’alibi di una feroce contrapposizione.
“Quand’ero giovane mi hanno sempre detto che le femministe sono noiose – racconta l’autrice ai nostri microfoni – ma nella mia esperienza le femministe sono molto divertenti. Io e le mie amiche abbiamo sempre scherzato molto e penso che sia positivo mostrare che, anche se sei arrabbiata perché vuoi che qualcosa cambi, puoi sempre farlo con senso dell’umorismo”.

Il secondo elemento che colpisce ne “Il frutto della conoscenza” è la sua accurata documentazione, cosa piuttosto insolita per un fumetto.
Le abbondanti note che si trovano a margine delle vignette dimostrano come il patriarcato non sia solo una leggenda, al pari dello Yeti, ma un sistema di potere sedimentato.
Per contro, il discorso di Strömquist assume l’autorevolezza di una critica “scientifica”, pur nell’attitudine ludica e informale del fumetto, e senza farne una crociata.

Scorrendo il libro, inoltre, si apprendono cose curiose e scioccanti. Come il fatto che gli studi sulla clitoride sono cominciati soltanto nel 1998, o che nei secoli la considerazione della sessualità femminile non ha visto un percorso progressivo, ma alti e bassi con sorprese, ad esempio il fatto che l’illuminismo, per le donne, non è di certo stato un’epoca favorevole.
Allo stesso tempo, la graphic novel ha un valore pedagogico, dal momento che sfata convinzioni e luoghi comuni anatomici ancora molto radicati ai giorni nostri. Leggere per credere.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LIV STRÖMQUIST:

Traduzione, doppiaggio e consulenza a cura di Maja Musi