Nel silenzio generale, Europa e Stati Uniti stanno decidendo di vendere la propria sovranità. Il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti renderebbe tutti i paesi contraenti poco più che pedine in mano alle grandi aziende. Alla base di tutto il folle principio del profitto atteso.

Non se ne parla, ed è meglio così per certi versi, perchè se ci si fermasse soltanto cinque minuti ad analizzare cosa potrebbe comportare il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (meglio noto con l’acronimo TTIP), si capirebbe il perchè di questo silenzio.

Il trattato deve rimanere semi-sconosciuto, perchè, semplicemente, non è vendibile agli elettori. Ci si può arrampicare sugli specchi cercando di spiegare, in maniera molto indefinita, che una volta eliminate tutte le barrire al libero scambio, Europa e Usa, diventeranno il paradiso dell’occupazione e dello sviluppo, ma anche chi ci prova con le “migliori intenzioni” non deve crederci molto, altrimenti, le trattative sarebbero portate alla conoscenza di una platea più vasta di quella attuale.

Andando ai fatti, l’eventuale accordo, oltre alle privatizzazioni selvagge dei beni comuni come l’acqua,  prevederebbe un’armonizzazione, evidentemente al ribasso, delle norme che tutelano, ad esempio, salute e lavoratori. Queste norme diventerebbero impedimenti, e dunque causa di contenziosi tra aziende multinazionali e Stati. I contenziosi sarebbero risolti da “tribunali speciali” composti da avvocati d’affari, nulla che rimandi, insomma al potere giudiziario per come l’abbiamo inteso sinora.

Facendo un’esempio, perchè sia chiaro quanto folle sia il cammino intrapreso dall’Ue, si pensi alla disciplina sugli Ogm o a quella sulla sicurezza sul lavoro. Se un’azienda multinazionale dovesse considerare che una disciplina nazionale sugli Organismi Geneticamente Modificati, non le permette di realizzare profitto, potrebbe fare causa allo stato in questione. In quel caso, il tribunale speciale, potrebbe riconoscere l’impedimento costituito dalla legislazione nazionale, e condannare lo stato al versamento del mancato profitto (tutto presunto) incassato dalla multinazionale.

Si materializzerebbe, in quel caso, il paradosso per il quale soltanto gli stati abbastanza ricchi da corrispondere alle multinazionali il mancato profitto, potrebbero permettersi il “lusso” di mantenere una legislazione nazionale su talune materie. Chi questi soldi non li ha, dovrebbe adeguarsi al volere delle aziende.Per riepilogare: uno stato sovrano, per tenere in piedi il proprio ordinamento, potrebbe essere costretto a utilizzare le imposte versate dai cittadini per pagare multinazionali, in deficit di profitto.

Siamo di fronte ad un attacco su larga scala alla sovranità e ai diritti.Siamo di fronte ad una svendita della della democrazia. Che senso avrà, allora, andare a votare, se qualsiasi governo eletto sarà sottoposto ad un diritto sovranazionale fatto su misura per le multinazionali?

Per ribadire il proprio No all’accordo, il movimento Stop TTIP, la piattaforma che ha raccolto larghe adesioni in tutti i segmenti della società civile, sarà oggi a Roma in Piazza Loreto alle 16, dopo le azioni dello scorso week-end a Milano.