Il 29 ottobre, in occasione della prima udienza del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, l’associazione “Agende Rosse di Salvatore Borsellino” terrà un presidio in sostegno ai magistrati che lavorano sul caso.

Il 29 ottobre, con l’udienza preliminare, si apre il processo sulla trattativa stato-mafia. Un primo passo per arrivare alla verità sugli anni bui della nostra storia recente,anni di intrecci fra uomini delle istituzioni  e criminalità organizzata su cui ha indagato la procura di Palermo. All’esame dei pm è la trama occulta del potere con cui si decidevano le sorti della seconda repubblica. In quella data il movimento Agende Rosse, che prende il nome dal taccuino del giudice Borsellino misteriosamente scomparso, saranno presenti in tutta Italia con sit-in a sostegno dell’operato della procura. Contro la battente campagna di delegittimazione che nei mesi scorsi ha aperto un fuoco incrociato contro i magistrati palermitani Antonio ingroia, Antonino di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene.

Sul banco degli imputati i vertici di Cosa Nostra (Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Antonio Cinà) e cinque esponenti delle istituzioni – Antonio Subranni,  Mario Mori e Giuseppe De Donno , appartenenti ai Ros oltre  agli “onorevoli” Mannino Calogero e Marcello Dell’Utri, ancora seduti in Parlamento. L’accusa mossa dalla Procura è di violenza a corpo politico, amministrativo o giudiziario, cioè l’essere stati gli uomini ponte, i trait d’union con cui i tentacoli delle organizzazioni mafiose arrivavano fino al cuore dello stato. Per Massimo Ciancimino, figlio di Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia nei confronti del prefetto Giovanni de Gennaro. Per Nicola Mancino, ministro dell’Interno all’epoca dei fatti, i pm ipotizzano il reato di falsa testimonianza. Mancino, insediatosi al Viminale nel luglio del 92, sarebbe stato a conoscenza della trattativa con cui lo Stato cedeva al ricatto dei boss, in cambio della rinuncia dell’aggressione terroristica e ai progetti di uccisione di altri uomini politici. Mancino ha sempre negato di essere a conoscenza della trattativa,  ammettendo solo che l’ex ministro della giustizia, Claudio Martelli, gli avrebbe accennato di attività non autorizzate dei Ros.

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, e l’associazione Agende Rosse chiederanno di costituirsi parte civile al processo. Dall’associazione un appello forte  allo Stato, al ministro della giustizia Cancellieri, affinché decida di fare altrettanto. “I cittadini hanno il diritto di sapere” afferma Liana Romano, coordinatrice Agende Rosse in Emilia Romagna. “Non lasceremo soli i magistrati di Palermo, che devono essere liberi di svolgere le proprie indagini.” Il giovane magistrato Roberto Tartaglia, dal mese scorso inserito nel pool d’indagine – ha ricevuto diverse intimidazioni. Nei confronti di Ingroia si è montata una campagna di delegittimazione.  A qualcuno la verità fa ancora paura? “Riccardo Lenzi, giornalista freelance – ricorda come un giovane Cuffaro parlasse di sovraesposizione mediatica  a proposito di Falcone e Borsellino.” Il copione si ripete.

Dalle 9, in concomitanza con l’inizio dell’udienza preliminare, sit-in punteggeranno tutta l’Italia. A Bologna, il luogo di ritrovo è la piazza antistante al tribunale – piazza dei Tribunali 4 – per reclamare verità e giustizia sulla nostra storia  le cui ombre lunghe si proiettano fino ad oggi. Come si può chiedere ai cittadini di avere fiducia nelle istituzioni, se a regnare sovrana è l’ambiguità, con gli attori cruciali di quello scacchiere ancora seduti in Parlamento?

Angelica Erta