Radio Onda D’Urto, storica emittente libera di Brescia, rischia la chiusura per un taglieggiamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Alcuni anni fa la radio barattò a costo zero una frequenza con un’altra emittente, ma per lo Stato ci fu lucro. I colleghi bresciani vinsero in due gradi di giudizio, ma le sentenze sono state impugnate in Cassazione. Una gabella da 180mila euro. La campagna di solidarietà.

Radio Onda D’Urto è stata… rapinata“. Recita così l’appello e allarme della storica emittente bresciana, che si trova in difficoltà a causa di un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate.
Per evitare la chiusura di una delle pochissime emittenti libere rimaste in Italia, i colleghi e colleghe di Radio Onda D’Urto hanno lanciato una campagna di solidarietà, che attraverso abbonamenti e sottoscrizioni scongiuri il rischio più grave: quello di essere costretti e costrette al silenzio.

La vicenda ha dell’incredibile e assomiglia ad un vero e proprio taglieggiamento da parte dello Stato. Tutto nasce da quello che, dall’emittente bresciana, definiscono “un’ingiusta gabella di 180 mila euro che l’Agenzia delle entrate di Brescia ci ha imposto”.
Tutto nasce nel 2006, quando l’emittente barattò con un network commerciale privato una frequenza, a causa di problemi di interferenze. Tutto avvenne a costo zero: nessuna delle due parti sborsò o incassò nulla.

Non la pensò così l’Agenzia delle Entrate che, alcuni anni dopo, intimò all’emittente bresciana di pagare un’imposta perché, secondo l’Agenzia stessa, lo scambio portò ad una plusvalenza.
Il nostro ricorso contro questa sanzione ha vinto in due gradi di giudizio davanti a un’apposita commissione tributaria – si legge nel comunicato di Radio Onda D’Urto – che ha riconosciuto non esserci stato alcun profitto nello scambio e ha condannato pure la controparte al pagamento delle spese processuali”.

Lo Stato, però, non si è accontentato e ha impugnato entrambe le sentenze davanti alla Cassazione. “Qui, secondo il parere dei nostri consulenti e legali – prosegue l’emittente – avremmo con molta probabilità perso: difficilmente l’Alta Corte avrebbe infatti riconosciute la peculiarità e l’anomalia di una emittente come Radio Onda d’Urto, gestita da un’Associazione culturale senza fini di lucro e che, per questo, non ha obbligo di mettere a bilancio le proprie frequenze”.
Il rischio è che i giudici considerassero senza valore la frequenza, in quanto non valutata, e che ritenessero che la radio avesse guadagnato dal baratto, dal momento che il network privato aveva stimato in 400mila euro il valore della frequenza scambiata.

Per evitare un’eventuale sconfitta in Cassazione, con una multa da 450mila euro e pignoramenti, “si è presa quindi la decisione probabilmente più sofferta della nostra storia: sottostare al ‘ricatto’ dell’Agenzia delle Entrate e pagare 180mila euro“.
Per pagare, l’emittente ha dato fondo a tutte le riserve, ma ora mancano i soldi per arrivare ad agosto, mese in cui la radio dà vita ad una festa che rappresenta la principale fonte di autofinanziamento.
Per questo motivo Radio Onda D’Urto chiede quindi a tutti e a tutte di aderire alla campagna straordinaria di abbonamenti e di sottoscrizione  che è iniziata lunedì 11 dicembre e finirà domenica 17 dicembre 2017.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD UMBERTO GOBBI DELLA REDAZIONE DI RADIO ONDA D’URTO: