Il 27 giugno ricorre il 36° anniversario della strage di Ustica, ma alla memoria si accompagna ancora la ricerca della verità. Ed è proprio questo lo slogan che accompagnerà tutte le iniziative di quest’anno: “Concludiamo il cammino verso la verità”. Intanto, a due anni dalla Direttiva Renzi sulla descretazione degli atti, il 30 giugno ci sarà il primo momento di confronto tra il governo e gli storici.

A 36 anni di distanza continua l’impegno dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage Ustica per ottenere delle risposte. “Sappiamo già molto -sottolinea Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione – grazie alla sentenza Priore del 1999. L’aereo è stato abbattutto nel corso di un’azione militare. Ma manca ancora un tassello fondamentale: gli autori della strage. È il momento che il Governo e la politica del nostro Paese si assumano la responsabilità di chiedere conto ai Paesi i cui aerei erano presenti quella sera. È in gioco la dignità del nostro paese, e siamo stufi di aspettare questo sussulto di dignità nazionale“.

Come da diversi anni, l’anniversario della strage sarà ricordato con eventi di teatro, musica, danza e poesia che si svolgeranno nel giardino antistante il Museo per la memoria di Ustica e all’interno del Museo stesso. Ad aprire la rassegna di eventi, che andranno dal 27 giugno al 10 agosto, sarà l’Opera di poetica elettronica dagli atti dell’istruttoria di Rosario Priore. “Il linguaggio usato da Priore – raccontano Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, autori dell’opera – si articola su vari registri. Talvolta è estremamente giuridico, mentre in altri passaggi è spontaneo e coinvolgente. Ma soprattutto è un linguaggio creatore”.

Il 30 giugno si terrà invece il primo incontro tra il Governo e gli storici, a due anni dalla Direttiva Renzi sulla desecretazione degli atti. Parteciperà Claudio de Vincenti, Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, che dovrà rispondere agli storici delle molte contraddizioni e mancanze della direttiva. “La direttiva Renzi – commenta Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto per la Storia e le Memorie del Novecento Parri Emilia Romagna– ha reso disponibili i documenti relativi alle stragi italiane. È stata una direttiva frettolosa e certamente demagogica che ha prodotto risultati discutibili. Ci sono contraddizioni evidenti. Possibile che l’Arma dei Carabinieri, che ha avuto un generale condannato in via definitiva per depistaggio, possa essere incaricata di scegliere i documenti del proprio archivio che riguardano le stragi e che dovrebbero consentirci di studiare proprio gli occultamenti e i depistaggi? Inoltre non esiste personale archivistico che compia questa operazione. Dunque i documenti vengono scelti sulla base di criteri che non sono propriamente scientifici, con il rischio di rovinare degli archivi, compromettere la qualità di insiemi documentari coerenti e rendere poco utilizzabile il materiale che ne esce“.

Anna Uras