Occupato nel giugno 2011 per impedire la speculazione edilizia e continuare a fare cultura, il Teatro Valle è stato sgomberato per questioni burocratiche. Incerto il futuro dell’esperienza che ha ricevuto anche riconoscimenti europei.

Teatro Valle: sgomberato il teatro autogestito

Era il giugno 2011 quando un gruppo di artisti decise di opporsi alla speculazione edilizia che doveva riguardare lo storico Teatro Valle di Roma. Al posto di rappresentazioni teatrali e cultura, secondo le intenzioni dell’allora sindaco Gianni Alemanno, sarebbe dovuto sorgere un parcheggio.
A mettere i bastoni fra le ruote al partito del cemento, invece, furono attori, registi, videomaker, che occuparono la struttura e diedero vita ad un’incredibile esperienza di autogestione.
Il Teatro Valle divenne un luogo centrale nella produzione culturale italiana non mainstream e la sua forma gestionale, basata su orizzontalità ed assemblearismo, dimostrò che esistono altri modi per fare cultura. Al punto di vincere anche il Premio “Euromed per le culture” ed ottenere altri riconoscimenti.

Oggi questo sogno sembra sfumato. È stato infatti ultimato ieri sera lo sgombero del teatro, inizialmente previsto per il 31 luglio. Uno sgombero che ha una storia complicata fatta di burocrazia, di lavori di ristrutturazione resi necessari per ottenere il via libera dei vigili del fuoco, della mancata firma del prefetto di Roma per il riconoscimento della Fondazione Teatro Valle Bene Comune che avrebbe raccolto fondi per mettere a norma il teatro, del silenzio del sindaco Ignazio Marino, nonostante alcuni suoi colleghi di giunta abbiano appoggiato l’esperienza.
Così gli attivisti e artisti del teatro, che si erano fatti scrivere lo statuto da un costituzionalista come Stefano Rodotà, sono stati costretti a liberare la struttura in attesa di sapere quale sarà il destino di questa esperienza.

Oggi in agenda c’è un incontro in Campidoglio per tentare di capire se c’è uno sbocco possibile, ma tra i soci della Fondazione c’è chi punta il dito contro Renzi, il renzismo e la normalizzazione ed osserva che, dietro a tutta la burocrazia, si nasconde in realtà una ragione politica che considera l’esperienza del Teatro Valle occupato come pericolosa perché sinceramente democratica.