Gli inquilini del dormitorio Zaccarelli scrivono una lettera alle istituzioni per chiedere di prolungare il Piano Freddo, in scadenza il 31 marzo. Per l’Adl Cobas è tempo di porre fine alle soluzioni temporanee: “non si può parlare di “Emergenza Freddo” e basta, ma si deve parlare di una vera e propria “Emergenza Casa”.

Nella giornata di ieri l’Associazione Diritti Lavoratori – Sportello per il diritto all’Abitare, ha consegnato una lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia Romagna, al Prefetto di Bologna, al sindaco di Bologna, all’assessore al welfare e al presidente del Quartiere Navile. Firmatari della lettera gli inquilini del dormitorio di via del Lazzaretto 15, ospitati in questa struttura all’interno del cosiddetto “Piano Freddo”. Gli utenti dello Zaccarelli si sono rivolti allo sportello chiedendo una mano per prolungare il “Piano Freddo”, in scadenza al 31 marzo, partendo da un importante presupposto: “non si può parlare di “Emergenza Freddo” e basta, ma si deve parlare di una vera e propria “Emergenza Casa”.

Quello che viene richiesto nella lettera è un incontro urgente con i vertici delle istituzioni competenti in materia, per sciogliere i nodi relativi al futuro delle persone ospitate all’interno del dormitorio Zaccarelli e delle altre strutture del Piano Freddo. Si sottolinea, in particolare, la necessità che nessuna persona venga lasciata per strada e che venga fornita un’alternativa a tutti gli ospiti del dormitorio di via del Lazzaretto e delle altre strutture; un prolungamento del “Piano Freddo”, che metta anche a tema la necessità di un miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei dormitori e la tutela dei posti di lavoro degli operatori; trovare soluzioni strutturali al disagio abitativo e non solo risposte emergenziali e spesso inadeguate.

“Quelle previste all’interno del Piano Freddo non possono considerarsi soluzioni per un problema ben diverso, legato al disagio abitativo sempre più grande in questa città – sottolinea Alessandro Blasi dell’Adl Cobas Sportello Casa – C’è poi l’urgenza contingente di queste persone che il 31 marzo rischiano di trovarsi in mezzo alla strada. Le istituzioni tendono sempre a dare soluzioni emergenziali piuttosto che provare a risolvere il problema alla radice“.