Il giornalista Rai Amedeo Ricucci, dalle frequenze di Nino Web Radio, mette in guardia sugli articoli della stampa italiana che tentano di spostare l’attenzione dall’Egitto a Cambridge sulla morte di Giulio Regeni. Il ricercatore non era una spia e non è stato mandato a morire dall’Università inglese. Qual è l’interesse della stampa italiana?

Giulio Regeni: le parole di Ricucci fanno pensare

Che la verità e la giustizia sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto nel gennaio del 2016, rischiassero di essere sacrificate sull’altare degli interessi economici e politici dell’Italia col Cairo era un rischio già noto.
A intorbidire ulteriormente le acque, a creare confusione e a alleggerire – direttamente o indirettamente – la posizione del regime di Al Sisi, però, ci sono alcuni articoli che ciclicamente appaiono sulle pagine dei quotidiani italiani mainstream, che sembrano voler spostare l’attenzione dei lettori verso l’Università di Cambridge.

L’ultimo, in ordine di tempo, è il lungo pezzo pubblicato da Repubblica , per la quale la notizia della rogatoria della Procura di Roma con cui veniva chiesto di interrogare la tutor accademica di Regeni, suggeriva nemmeno troppo implicitamente che l’Università di Cambridge avrebbe avuto delle responsabilità nella morte del ricercatore.
A lanciare l’allarme su questo tipo di articoli è Amedeo Ricucci, giornalista Rai che tiene una rubrica settimanale su Nino Web Radio, la radio web di Michele Pompei.

“Gli italiani sono abituati al fatto che la verità storica non coincida con quella giudiziaria, come ci raccontano le storie delle stragi degli anni ’70 e ’80 ancora impunite – ricorda Ricucci – Anche se ancora non ci sono accertamenti giudiziari su chi ha ucciso Giulio, sappiamo che sono stati gli sgherri del regime di Al Sisi, i servizi di sicurezza egiziani“.
Il giornalista ricorda che le indagini della Procura di Roma sono rese difficili dallo stesso governo egiziano, che collabora col contagocce e spesso ha tentato di depistare le indagini .

Le tesi secondo cui Giulio Regeni sarebbe stato una spia inglese, inviato con la copertura del dottorato dall’Università di Cambridge, o che, nella migliore delle ipotesi, fosse stato mandato a morire dall’Ateneo stesso, che non lo avrebbe messo in guardia dalla pericolosità del Paese, sono già smentite dai fatti.
“Le indagini sui conti correnti di Giulio – spiega Ricucci – non hanno mai evidenziato versamenti sospetti e ci sono decine e decine di ricercatori che hanno fatto e stanno facendo ricerca sul campo in Egitto”.

Dunque, Regeni è il primo dei ricercatori a cadere vittima del regime, proprio per il fatto che era considerato un ficcanaso dal governo egiziano.
A subire la stessa sorte del ricercatore sono stati centinaia o migliaia di egiziani, che in questi anni sono stati prelevati, torturati ed uccisi.

E allora perché ciclicamente la stampa italiana fa uscire articoli di questa natura? Perché si tenta di spostare l’attenzione dalle responsabilità del Cairo alle presunte responsabilità di Cambridge?
Una domanda a cui Ricucci non fornisce una risposta, ma che sicuramente fa suonare un campanello che chiama in causa anche il governo italiano.
È per caso giunto il momento di archiviare definitivamente la sete di verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni in virtù degli interessi dell’Italia in Egitto?

ASCOLTA LE PAROLE DI AMEDEO RICUCCI: