Dopo l’8% alle scorse elezioni europee crescono i consensi al partito dei movimenti spagnoli. Tra i punti programmatici alla base del consenso, il ricambio della classe dirigente, la ristrutturazione del debito pubblico e la lotta alla disoccupazione, che conta oggi 4,45 milioni di senza lavoro. Rita Maestre, esponente del partito, racconta le scelte e il percorso seguito.

Nel corso dell’Assemblea dell’Altra Europa con Tsipras, che si è tenuta lo scorso weekend a Bologna è intervenuta anche Rita Maestre, politiloga e militante del partito spagnolo Podemos. Nel suo intervento e ai microfoni della nostra Piera Stefanini della redazione “Occhio Vigile”, la “Segunda Dama” di Podemos ha spiegato il successo del partito che in Spagna ha fatto della critica la sua bandiera. Come il Movimento 5 Stelle, Podemos inizialmente non si definiva un partito politico, anche se ora ha riconosciuto la definizione.

Strepitoso il successo ottenuto alle elezioni europee del 25 maggio scorso dove, ben oltre ogni aspettativa, ha raggiunto 1,2 milioni di consensi e la “conquista” di cinque europarlamentari da mandare a Bruxelles. Un consenso dell’8 per cento, ma in continua crescita. A Madrid e in altre città della Spagna Podemos è diventato il terzo partito e, secondo i sondaggi, è ad oggi la seconda forza politica, capace di scavalcare anche lo storico Psoe. Risultati che lasciano ben sperare non solo in vista delle regionali e locali in programma a maggio ma anche delle politiche del prossimo novembre, ci dice la giovane attivista.

Podemos è un progetto che affonda le sue radici nell’esperienza degli indignados spagnoli: studenti, disoccupati e lavoratori che sono scesi in piazza a Madrid e in altre città della Spagna contro le politiche di austerità del governo. “Inizialmente solo poche decine di persone legate da un obbiettivo comune – racconta Maestre – ma poi utilizzando una figura che aveva già una grande visibilità in Spagna grazie alla webtv di sinistra La Tuerka, e mi riferisco ovviamente a Pablo Iglesias, i consensi sono cresciuti rapidamente”.
Non lo nega nessuno: senza Iglesias, Podemos non ci sarebbe stata. Il giovane professore universitario, leader, volto e anima del movimento, è apparso spesso in tv durante la campagna elettorale e non a caso il simbolo presentato alle scorse elezioni europee recava proprio la sua effige.

Sul piano programmatico, oltre al tema della “rottamazione” della classe dirigente e della lotta alla corruzione, numerosi sono stati i punti anticrisi. Si parla di riconversione ecologica dell’economia, nazionalizzazione dei servizi pubblici essenziali, riduzione dell’età pensionabile e dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali, sostegno alle produzioni locali di cibo, ristrutturazione del debito, lotta alle multinazionali e allo strapotere della finanza e delle banche. Uno dei cavalli di battaglia di Podemos è stata inoltre la riduzione degli stipendi dei parlamentari spagnoli, ma anche la lotta per il diritto alla casa e contro i pignoramenti.

Il partito di Iglesias tutta via rifiuta l’etichetta di partito di “sinistra”. “Vogliamo togliere il potere ai popolari e ai socialisti” aveva infatti dichiarato il leader dopo l’8 per cento delle europee. Rita Maestre ci spiega come destra e la sinistra abbiano perso parte del loro significato originale. La gente in Spagna identifica la sinistra con il partito socialista, che applica le misure dell’austerity come la destra. “Se davanti all’opposizione tra un popolo che soffre e un’elitè che possiede i privilegi la divisione tra destra e sinistra non serve più allora dobbiamo trovare altre parole” ha concluso la ragazza.

Alice Benatti