Occupato l’ex residence di via Emilia Levante 10. Questa mattina circa 150 persone del Collettivo Internazionale Migranti, Rifugiati e Sans-Papier si sono introdotte nello stabile in disuso da circa tre anni. Si tratta di famiglie con minori e rifugiati. Il fuoco incrociato di polemiche tra l’assessore Frascaroli e il prefetto Sodano non ferma la lotta di chi rivendica un tetto.

150 persone hanno occupato questa mattina l’ex residence di via Emilia Levante 10, in disuso dal 2012. Gli occupanti, riuniti nel Collettivo Internazionale Migranti, Rifugiati e Sans-Papier (CISPM), sono rifugiati e famiglie con minori. Un’occupazione “per uso abitativo e sociale”, spiega il Collettivo, in “un edificio con un centinaio di miniappartamenti già arredati, in uno stabile sottosequestro – riferisce Giorgio Simbola del CISPM – una quantità immane di ricchezza lasciata all’abbandono”.

“Per il momento – continua Simbola – abbiamo portato dentro solo le famiglie che vivevano in una condizione inaccetabile, con i minori. Ci sono circa 20 minori, con una fascia d’età che va dai due mesi all’adoloscenza”. I numeri, però, sono temporanei: “appena lo stabile sarà pronto ad accoglierle, un’altra ventina di famiglie con altri minori si trasferiranno lì”.

Un’altra occupazione, arrivata dopo il botta e risposta tra l’assessore Amelia Frascaroli – che aveva dichiarato “possibile la soluzione prima degli sgomberi ” – e il prefetto Sodano, che ieri aveva risposto che “gli sgomberi vanno eseguiti”, salvo stemperare i toni questa mattina (“la fretta non aiuta nessuno”).

“Non avevamo intenzione di occupare, abbiamo cercato di agire sul piano politico. Lo abbiamo fatto sotto la spinta costante di 150 persone. Troppa gente non ce la faceva più”. L’occupazione arriva nella giornata di mobilitazione europea contro le politiche di Bruxelles nei confronti di migranti e rifugiati, che – riferisce il CISPM –  vedrà un concentramento a Varsavia davanti alla sede di Frontex.

E con questa occupazione, dopo l’esperienza delle ex Merlani  – “rimasta cattedrale nel deserto nonostante il plauso di Merola” – il tema della casa e del diritto all’abitare torna ad intrecciarsi con la condizione di migranti e rifugiati. “I tempi di permanenza dei rifugiati nelle strutture d’accoglienza – dice ancora Simbola – diminuiscono sempre di più, i permessi di soggiorno sono sempre più precari, spesso vengono dimessi dalle strutture senza neanche una carta d’identità, il che vuol dire consegnarli alla disoccupazione perenne. Per loro non c’è alternativa. È altissimo il numero sia di ex Ena [Emergenza Nord Africa, ndr] che di rifugiati di Mare Nostrum che vagano per la città senza un posto. Chiaro che ciò produce degrado e fenomeni di microcriminalità”.

Dopo le dichiarazioni rilasciate ai nostri microfoni in occasione della scadenza del Piano Freddo, il 31 marzo, Simbola torna a denunciare: “mancano percorsi nel modo più assoluto. Il massimo che viene offerto alle famiglie che perdono l’alloggio è la solita soluzione di dormitori per donne e bambini, e strada per i genitori. E questo, al di là dell’aberrante significato umano che ha, costa tantissimo e non produce niente. Sono percorsi inutili. Non si ragiona sui costi sociali che un’emergenza del genere avrà“.

Dal CISPM arriva poi la solidarietà alla Ex Telecom e alle palazzine di via De’ Maria, che nei giorni scorsi hanno scongiurato il tentativo di sequestro, e l’annuncio della partecipazione alla manifestazione del 6 giugno per la difesa delle occupazioni e il diritto all’abitare.