In modo improprio, connesso alla stepchild adoption, e con la notizia della paternità di Nichi Vendola, in Italia impazza il dibattito sulla maternità surrogata, detta anche gestazione per altri o, con un’espressione brutale, utero in affitto. A confronto le posizioni di Carlo Flamigni e Lorella Zanardo.

In Italia si discute di maternità surrogata. La pratica di fecondazione eterologa, che prevede la gestazione per altri da parte di una donna, sta infiammando il dibattito pubblico italiano in seguito alla notizia della paternità di Nichi Vendola e del suo compagno, proprio grazie a questa possibilità, non prevista in Italia.
Il tema, in realtà, era stato evocato anche in occasione della discussione del ddl Cirinnà sulle unioni civili. In particolare, alcune componenti cattoliche temevano che la stepchild adoption aprisse la strada a quello che con un’espressione brutale, viene anche definito “utero in affitto”.

Il tema ha diviso anche il mondo femminista, tra chi vede nella piena autodeterminazione della donna anche la possibilità di “affittare” il proprio utero e chi, invece, in questa opzione vede un simbolo dello sfruttamento.
Un ulteriore livello di discussione si è manifestato sul piano politico, con gli strali di Famiglia Cristiana contro Vendola, ma con posizioni critiche anche all’interno della sinistra. Qualcuno, infatti, considera la maternità surrogata come un lusso che si possono permettere solo i ricchi, dal momento che è una pratica molto costosa.

Dopo aver scoperto come funziona negli Stati del mondo che prevedono questa pratica, con la panoramica offerta dal giurista Marco Gattuso di Articolo 29, abbiamo messo a confronto due posizioni diverse sul tema.
Da un lato quella di Lorella Zanardo, autrice del documentario e del libro “Il corpo delle donne”, che denunciava lo sfruttamento del corpo femminile nei mass media. Dall’altro quello di Carlo Flamigni, luminare di ginecologia e membro del Comitato Nazionale di Bioetica.

“È un tema delicato – premette Zanardo – del quale è bene che parli chi è più esperto. Un’idea però me la sono fatta. Se è vero che la libertà di una donna sta anche nel poter affittare il proprio utero, nella maggioranza dei casi ciò avviene per necessità economiche”. Una cautela, dunque, che suona come un dubbio sulla reale autodeterminazione della donna che decide di portare avanti una gravidanza per altri.
“Ci possono essere casi particolari, come la generosità di una sorella e di un’amica – continua – ma nella maggioranza dei casi è la questione economica quella che porta una donna ad accettare.

Zanardo, poi, si concentra anche su un altro aspetto. “Vorrei che nel dibattito non ragionassimo solo in termini razionali, ma mettessimo al centro anche le sensazioni. Nel corso di una gravidanza, le donne sviluppano un rapporto stretto e particolare col bambino che hanno in grembo“. Doversene poi separare, per l’autrice de “Il corpo delle donne”, risulta sempre doloroso.
“Io mi spenderei molto più per una legge che consenta l’adozione anche per le coppie gay di uno dei tanti bambini che si trovano negli orfanotrofi”, conclude.

Di parere molto diverso è Carlo Flamigni. Il professore pone l’accento sull’ipocrisia e il bigottismo che si sono manifestati nel dibattito italiano, in special modo attorno alla legge sulle unioni civili. “Si sono voluti punire gli omosessuali proibendo loro di impegnarsi nella fedeltà – osserva Flamigni – ma se vado a vedere il tasso di fedeltà delle nostre coppie scopro che, dopo il primo anno, il 21% delle donne e il 23% degli uomini ha già tradito il partner e, alla fine della propria carriera coniugale, tre quarti delle donne dichiara di aver tradito il marito”.

Per il ginecologo il tema centrale è quello della maternità: “Io sento ancora parlare di istinto, ma la maternità è un sentimento e come tale può comparire o non comparire, non c’è una dignità nelle donne che cercano figli che manca a coloro che non li cercano”.
Il nodo centrale, per Flamigli, è che il concetto di genitoralità oggi si è modificato: non ha più a che fare con la genetica, ma segue i principi dell’amore e della responsabilità. Il padre e la madre sono coloro che si prendono cura del figlio e gli danno tutto ciò di cui ha bisogno per crescere.
“Non si può prendersela con il grembo, chiamando affitto ciò che è un prestito temporaneo o un dono”.

Per smontare la retorica che viene utilizzata oggi in Italia, Flamigni elenca anche alcuni casi di maternità surrogata già presenti nella Bibbia o ancora prima nella mitologia. “La nascita del fondatore del giainismo è descritta come una maternità surrogata”, osserva.
Il professore è infastidito, però, dal tenore del dibattito in Italia e della sua strumentalità. “Ammettiamo che la maternità surrogata sia una vendita temporanea di un organo – osserva – possibile che lo scandalo sia quello e nessuno si indigni più per decine di migliaia di donne ridotte in schiavitù, costrette a vendere il proprio corpo per tutta la vita?“.

L’esponente del Comitato Nazionale di Bioetica, però, si mostra ottimista. “Sta cambiando un paradigma. La stessa Corte per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha mandato un messaggio a tutti i legislatori europei: attenzione che la regola etica non si forma più dalle dottrine religiose, ma si forma dalla morale di senso comune, incoraggiata dai progressi della scienza. Quindi state attenti quando legiferate, restate in contatto con la popolazione e fate leggi leggere”.
Se in Italia questo processo è più lento che altrove la ragione è sempre quella: la presenza del Vaticano. “Fallito il tentativo di ridare il papa ad Avignone – ironizza Flamigni – dovremo munirci di pazienza, ma le cose cambieranno”.