Chi sono e in difesa di cosa hanno imbracciato le armi le donne combattenti di Kobane?

Insieme a Barbara Spinelli, avvocata e autrice del libro “Femminicidio”, collaboratrice del Movimento Internazionale delle Donne Curde abbiamo parlato di Kobane, Isis, Rojava e un nuovo modello di società chiamata “autonomia democratica”.

Cos’è Kobane? E cos’è l’Isis? Partendo dalla spiegazione di questi concetti base, necessari per capire la complessa situazione geopolitica dell’area che comprende Iraq, Siria e Turchia meridionale, abbiamo parlato della fondamentale resistenza di Kobane all’avanzata delle milizie dell’Isis: quattro mesi di combattimenti durissimi che hanno visto le donne curde imbracciare le armi in difesa della libertà loro e di tutto il loro popolo.  In questo scontro tra due ideali completamente opposti di società, oppressiva e violenta quella del Califfato e inclusiva e paritaria quella degli abitanti del Rojava, Kobane è stata lasciata praticamente sola a combattere il nemico di cui tutti parlano.

La presenza femminile nella resistenza, come ci racconta Barbara, è l’esito di una pratica di autodifesa, di libertà e partecipazione politica che le donne in quest’area praticavano ben prima dell’assedio. Le combattenti di Kobane nella loro lotta oppongono un modello di partecipazione inclusiva rispetto alla concezione che di loro ha il Califfato, le cui pratiche barbare annullano la donna in tutte le sue libertà. “Nel suo avanzare l’Isis utilizza la cattura delle donne, la loro vendita, uccisione e tortura come una vera forma di genocidio”. Quello del Rojava è l’unico esperimento esistente in mediorente di confederalsimo democratico: una società organizzata dal basso secondo un modello non statuale, con una carta sociale che vieta ogni forma di discriminazione e prevede il rispetto della parità di genere nelle varie forme di rappresentanza: quali interessi economici e politici nascondo il mancato (o debolissimo) appoggio a questa popolazione eroica?

Buon ascolto!