Istituita nel 2007, al fine di studiare la riforma delle norme del Codice Civile in materia di beni pubblici, i lavori della commissione, dopo 11 riunioni plenarie e 5 riunioni speciali della Segreteria Scientifica, hanno prodotto una proposta di articolato che non è mai stata tramutata in legge.

Tra le proposte innovative emerse dai lavori figurava la formulazione della categoria dei Beni Comuni, che negli anni successivi avrebbe animato il dibattito politico nella società civile e nei movimenti.

Oggi la commissione torna a riunirsi, per proseguire il lavoro svolto 6 anni fa. I membri sono gli stessi, a cambiare è la collocazione: dagli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia al Teatro Valle Occupato. “Prendiamo atto di una realtà,  e vogliamo valorizzarla – commenta Stefano Rodotà – centinaia di migliaia di persone contribuiscono a elaborare il concetto di bene comune.”

In Epoca di dismissioni e privatizzazioni diffuse del patrimonio pubblico, configurare una nuova teoria giuridica dei beni pubblici, introducendo la categoria di Bene Comune, appare come un’urgenza politica inderogabile. “Siamo portatori di una proposta articolata che il nuovo parlamento potrà recepire e analizzare – sottolinea Rodotà – considerato che assistiamo a processi di privatizzazione che spesso costituiscono un danno per le casse pubbliche”.

Ai lavori della commissione, che si riunirà entro un mese al Teatro Valle Occupato, parteciperanno attivamente i movimenti per i Beni Comuni, dalla rete nazionale dei Teatri Occupati, passando per i movimenti per l’Acqua.

Fonte: Amisnet – Informazione Sociale Quotidiana