Di fronte al mancato rispetto degli accordi da parte della proprietà le lavoratrici e i lavoratori di Italpizza ieri sono tornati in sciopero insieme a Si Cobas, e dopo un presidio durato tutta la notte questa mattina sono iniziate le cariche della polizia. Ne abbiamo parlato con una delle lavoratrici.

Italpizza: ancora sciopero per dire no allo sfruttamento

Sembrava essersi conclusa con un successo la dura lotta delle lavoratrici dell’Italpizza, che dopo settimane di sciopero avevano ottenuto da parte della proprietà la garanzia del reintegro e soprattutto la promessa di un contratto coerente con le proprie mansioni, e invece il 20 gennaio è arrivato senza portare i cambiamenti concordati.

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D’altronde già in occasione dei primi scioperi erano emerse dinamiche di sfruttamento preoccupanti, caratterizzate da un clima di ricatti e punizioni oltre che da un diffuso sottoinquadramento delle lavoratrici e dei lavoratori, inquadrati come multiservizi e pulizie ma di fatto impegnati nel settore alimentare. Le lavoratrici e i lavoratori ingiustamente licenziati, in effetti, sono stati richiamati a lavorare il 14 gennaio, dopo un silenzio di quasi un mese da parte dell’azienda, ma “non al nostro posto di lavoro – racconta una delle lavoratrici in presidio – ci hanno messo a pulire, cioè in punizione. Ci hanno messo a pulire, noi tutti quanti a pulire sul tetto che è alto 20 metri senza protezioni senza delle cinture senza niente, senza sicurezza, ci hanno messo a pulire anche un vetro davanti all’Italpizza senza scale senza niente, ci hanno dato solo degli stracci con i manici allungabili. Ci hanno messo a pulire, scusate, della merda, che non è stata mai pulita, è da anni che lavoro qua e non ho mai visto nessuno pulire lì. Ci siamo rifiutati di pulire i cessi e loro hanno detto che manderanno delle lettere di richiamo. Noi gli accordi li abbiamo rispettati. Fino al 20 abbiamo fatto tutto. Noi lo abbiamo rispettato, loro no. Continuano a usare sempre la forza contro di noi e continuano a difendere i padroni, e i padroni non vogliono uscire. Abbiamo chiesto un tavolo per parlare con i padroni dell’Italpizza e delle due cooperative, magari troviamo qualche soluzione, una trattativa”.

E mentre la proprietà si rifiuta di parlare con il sindacato Si Cobas e con le lavoratrici, la polizia ha ripreso le cariche, così come era andata durante gli scioperi del mese scorso, al fine di far passare i camion delle consegne. Ma oltre alla violenza fisica, che nelle ultime 24 ore ha già portato a un ricovero in pronto soccorso, questa volta si è aggiunta una violenza di tipo diverso. Una delle lavoratrici, infatti è stata portata in questura insieme al marito, e da allora il presidio si è spostato davanti al palazzo della Questura.

Una lotta che continua, insomma, quella delle lavoratrici e dei lavoratori di italpizza, una lotta che si è caratterizzata per la rivendicazione di una condizione di sfruttamento intersecata anche con la condizione di donne e di migranti delle lavoratrici che hanno dato inizio allo sciopero, ma soprattutto per la determinazione con cui stanno continuando a chiedere condizioni migliori.

Ci saranno sicuramente agg Ci saranno sicuramente aggiornamenti, nel frattempo di certo c’è che lo sciopero continuerà “finché non troveremo una soluzione. iornamenti, nel frattempo di certo c’è che lo sciopero continuerà “finché non troveremo una soluzione. Attendiamo una risposta da loro, abbiamo chiesto di mandare un’email, fare un tavolo di trattative per parlare, loro non hanno accettato. Fino ad adesso nessuno è uscito a dire, venite qua che ci mettiamo a parlare. Nessuno, e tutti sono li dentro. Anzi hanno fatto uscire i nostri colleghi per dire che quelli che lavorano dentro sono contro di noi, gli hanno detto andate a dirgli che voi siete contro di loro”.

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