Il 2019 degli Usa si è aperto con l’insediamento del nuovo Congresso, la procedura di Shutdown in corso appena entrata nella terza settimana, la nuova politica estera di Trump segnata dalla volontà di ritirare le truppe impegnate in Medio Oriente e la ripresa delle contrattazioni con la Cina. Ne abbiamo parlato con Francesco Costa

Inizio 2019 di Trump raccontato da Francesco Costa

Forse conforterà gli animi del governo italiano sapere che anche negli Stati Uniti la legge di bilancio sta creando parecchi problemi. Trump infatti sta insistendo perché nella legge siano inseriti 5 miliardi di finanziamenti per la costruzione del muro al confine sud con il Messico, ma oltre all’opposizione dei democratici sta incontrando la resistenza del suo partito. Il presidente statunitense non sembra intenzionato a fare passi indietro, e Trump ha minacciato che lo “shutdown” del governo federale potrebbe prolungarsi per «mesi o anni». Lo Shutdown, entrato in vigore il 22 dicembre, è una procedura a cui si arriva ogni volta che una legge finanziaria non viene approvata nei termini previsti. In pratica tutte le attività non essenziali del governo vengono interrotte, e molte delle persone impiegate negli uffici dell’amministrazione pubblica lavorano senza ricevere lo stipendio o non lavorano affatto. Secondo The Nation i dipendenti federali che attualmente stanno lavorando senza paga sono 420mila, e una cifra simile è composta dai lavoratori lasciati a casa senza stipendio.

“Molti potrebbero pensare di averla già sentita dire questa cosa dello shutdown – spiega il vicedirettore del Post Francesco Costa – perché ce ne sono stati tanti negli ultimi mesi. Ogni volta invece che raggiungere un accordo che approvasse un bilancio annuale democratici e repubblicani hanno scacciato la crisi con delle proroghe di 3 mesi, di 6 mesi, di 1 mese. Stavolta sembra che invece la faccenda sia più seria. L’esito più probabile comun que e che si arrivi a una proroga, cioè che si decida di riaprire il governo senza raggiungere un vero accordo sul muro solo per proseguire i negoziati”.

Nel frattempo il Congresso ha assunto il volto previsto dalle elezioni di Mid Term, con la Camera a maggioranza democratica che ha rieletto Nancy Pelosi speaker della Camera, ovvero presidente. Quella di speaker è la carica più alta in grado al Congresso e la terza persona in linea di successione al potere dopo presidente e vicepresidente. Non è la prima volta che Pelosi, già portavoce dei democratici alla camera, viene eletta speaker: è stata la prima donna a ricoprire questo incarico nel 2007.

Sul fronte della politica estera, l’agenda economica è ripartita dalla guerra dei dazi: da oggi i funzionari americani, guidati dal rappresentante commerciale della Casa Bianca Jeffrey Gerrish, incontreranno le controparti cinesi per il primo round di colloqui dopo i 90 giorni di tregua concordati tra il presidente americano Donald Trump e quello cinese Xi Jinping.

Inizierà invece domani il viaggio del segretario di Stato Usa Mike Pompeo in Medio Oriente, mentre il ritiro delle truppe impegnate in Siria annunciato da Trump è stato parzialmente smentito dal consigliere alla Sicurezza nazionale John R. Bolton, ieri in visita in Israele. Bolton infatti ha detto che il ritiro delle truppe americane dalla Siria potrà avvenire solo quando l’Isis sarà sconfitto e la Turchia offrirà garanzie di non attaccare i curdi, alleati americani, suggerendo una dilazione di qualche mese o addirittura di qualche anno rispetto ai 30 giorni annunciati da Trump.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO COSTA: