Il ciclo delle manifestazioni in Francia riprende dopo le vacanze degli studenti. Oggi lavoratori e studenti tornano in piazza per proseguire le proteste contro la riforma del lavoro varata dal ministro Myriam El Khomri. Sullo sfondo, la grande mobilitazione in programma il 1 maggio.

I francesi tornano in piazza per protestare contro la riforma del lavoro in stile Jobs Act. Dopo il ciclo di mobilitazioni di marzo, la speranza è di ripartire con gli stessi numeri e la stessa forza. Simone Di Cecco studente di Scienze Politiche dell’Università Paris 7, testimonia: “Le aspettative sono molte. La speranza non è solo di ripartire con gli stessi numeri, ma possibilmente aumentarli. Del resto il movimento sta mostrando interessi anche verso altri temi e la pratica delle lotte sembra poter ampliarsi rispetto alle sole occupazioni dei licei”.

La riforma del lavoro in Francia rappresenta un passaggio fondamentale nella politica economica di Hollande. I francesi fino ad oggi avevano visto quasi salvo il welfare nel mercato del lavoro. Hollande sembra però voler portare il Paese verso gli standard neoliberisti che in Italia sono già realtà con il Jobs Act e la cancellazione dell’articolo 18.

Ora anche in Francia diminuiscono le tutele per il lavoro a tempo indeterminato e, soprattutto, diventa più facile il licenziamento. “Una novità che assomiglia alla cancellazione dell’articolo 18 – continua Simone – Queste pratiche essenzialmente svuotano di senso il contratto a tempo indeterminato. Si sta infatti puntando molto sull’aumento di stage e contratti per il lavoro nel weekend e notturno. Questi sono ora i contratti offerti ai giovani lavoratori francesi”

La componente studentesca è di fatto la più importante nelle mobilitazioni di questi mesi, proprio perchè la più colpita. In particolare, sono gli studenti dei licei che si sono fatti promotori delle manifestazioni, e solo in un secondo momento si sono associate le sigle sindacali. Del resto in queste settimane di pausa, dovute essenzialmente alle vacanze primaverili delle scuole, hanno cominciato a emergere nuovi soggetti nella protesta. “I cosiddetti lavoratori intermittenti, precari con contratti a chiamata, dopo anni di relativa scomparsa dall’universo dell’antagonismo, stanno tornando a farsi sentire”, spiega Simone.

La risposta del governo non si è fatta attendere. Dopo lo sgombero degli accampati in Place de la Republique, il governo Hollande sembra intenzionato a procedere con il pugno di ferro. In seguito agli attentati la presenza della polizia si è fatta più evidente. In questo momento di mobilitazione è quindi più facile per il governo colpire il movimento. “La novità più importante e anche più inquietante – prosegue Simone – È il fatto che non vengono colpiti duramente solo gli antagonisti, ma anche persone che non avevano mai avuto rapporti di scontro con la polizia. Il fatto che si sia proceduto con arresti di ragazzi del liceo è emblematico – sostiene lo studente di Paris  7 – Di fronte ad una mobilitazione così ampia e partecipata il governo francese sta quindi cercando di disincentivare l’ampliamento del fronte, mostrandosi duro con chi ha meno esperienza di lotta”.

Da parte sua, il movimento sta cercando di non venire accerchiato. Questa mattina all’alba una manifestazione non autorizzata è partita da Saint Denis, la banlieue a nord della capitale francese, in direzione del centro. Il tentativo è di mobilitare la periferia, componente che finora è rimasta al margine delle manifestazioni. “Il corteo si è mosso scandendo lo slogan ‘Accerchiamo Parigi’ – conclude Simone – Il movimento, più che sentirsi chiuso e limitato, vuole far sentire il governo da solo di fronte alla mobilitazione generale”.

Gabriele Amadori