90 lavoratori senza stipendio da cinque mesi. Succede a Expo, più precisamente a Palazzo Italia. Il bando per la pre-apertura del padiglione viene vinto da un’azienda, che però non rispetta i requisiti minimi e deve rinunciare. Tra rimpalli e gruppi che subentrano per poi abbandonare di nuovo, interviene l’Autorità Nazionale Anticorruzione. I pagamenti vengono bloccati. E 90 lavoratori si trovano ora senza stipendio da cinque mesi.

Expo 2015: sulla vicenda entra in campo l’Anticorruzione

Mentre Expo si preparava ad aprire i battenti, al padiglione italiano succedeva di tutto. Il bando per la pre-apertura, infatti, viene vinto da un’azienda che dovrà rinunciare per mancato rispetto dei requisiti minimi. Subentra allora un gruppo di società, guidate dalla Jec. Per il primo mese, però, è Manpower a occuparsi della gestione di Palazzo Italia. A quel punto, il gruppo torna a gestire il padiglione.

Succede però che l’Autorità Nazionale Anticorruzione intervenga a bloccare tutto.Troppi i personaggi dai trascorsi controversi all’interno delle società che fino a quel momento si erano occupate della gestione della struttura. A subentrare è quindi un terzo gruppo. Peccato che con l’intervento dell’autorità guidata da Raffaele Cantone, vengano sospesi i pagamenti, e con essi gli stipendi dei dipendenti, 90 in tutto. L’Anticorruzione, però, “Invece di vederci chiaro per intervenire più celermente, che era quello che anche i sindacati auspicavano – spiega ai nostri microfoni Alberto ‘Abo’ Di Monte, giornalista e attivista No Expo – Blocca i pagamenti, bloccando di fatto gli stipendi arretrati dei lavoratori”.

Nella vicenda non ci sono soltanto 90 lavoratori senza stipendio da cinque mesi. Come rivela Abo, “Le rappresentanze sindacali a giorni dal mancato pagamento non erano state ancora contattate”.
Stupisce, o forse no, che questo accada prorio nel padiglione del Paese ospitante, quello “di competenza della presidente di Expo Diana Bracco“, la stessa che adesso si ritrova indagata per evasione fiscale (1 milione di euro), anche se per fatti non legati all’esposizione universale.

“La vicenda, se vogliamo – fa un filancio Abo – È piccola nell’economia di un evento grande come Expo. Però non è la prima, non sarà probabilmente l’ultima, e in qualche misura ci racconta di un modello di estrema precarizzazione e incertezza”.
Intanto dal premier Renzi arriva l’annuncio che il futuro dell’area Expo è già tracciato: ospietrà un tecnopolo che il governo si impegnerà a finabnziare con 150 milioni all’anno per dieci anni. E che, esulta Renzi, darà lavoro a 1600 persone.