L’Italia è di nuovo in recessione. Lo certifica l’Istat che quest’oggi ha rivelato i dati sul Pil, peggiori rispetto alle previsioni pessimistiche che circolavano ieri: -0.2%. Oltre all’economia, si sgonfia anche la retorica dei governi che annunciano riprese imminenti da ormai due anni. Ed ha ragione Confcommercio: gli 80 euro di Renzi non bastano a rilanciare i consumi.

80 euro: i consumi ristagnano

Nel secondo trimestre di quest’anno il Pil italiano è calato dello 0,2%. Lo certifica l’Istat, che quest’oggi ha rivelato i dati sull’andamento dell’economia che da qualche giorno spaventavano il governo e che spingevano commentatori e giornalisti a pronosticare una flessione.
La flessione in effetti c’è stata, ma è addirittura peggiore di quanto tutti si aspettassero. E questo, tecnicamente, significa che l’Italia è tornata in recessione. Ancora peggio se si confronta il dato con lo stesso periodo dell’anno scorso: rispetto al secondo trimestre del 2013, infatti, il Prodotto Interno Lordo segna un -0,3%.

Alla luce dei dati dell’Istat, assume tutta un’altra forma il battibecco registrato ieri tra Confcommercio e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. I commercianti avevano sottolineato che la misura degli 80 euro in busta paga non aveva prodotto significativi risultati positivi, mentre il premier aveva replicato stizzito che non la pensano così 11 milioni di italiani.
Ora, invece, emerge che sono molti di più quelli che non si fidano a spendere o che, ancor peggio, non possono permetterselo. Il rilancio dei consumi, secondo alcuni analisti, non può verificarsi finché il governo non decide seriamente una campagna di investimenti che crei occupazione.

Sembrano invece diventati una barzelletta i continui annunci di vari governi negli ultimi due anni: da Monti, passando per Letta ed ora Renzi ogni tre mesi si dicono certi che la ripresa sia dietro l’angolo ed arrivi sempre qualche mese più avanti.
Forse quell’angolo è un angolo ottuso, dal momento che il governo sembra più interessato a riforme costituzionali per accentrare il potere piuttosto che alla situazione economica e sociale del Paese.
Il lupo, si sa, perde il pelo ma non il vizio: per questo già ieri, ancor prima della pubblicazione dei dati Istat, la ministra per lo Sviluppo Economico Federica Guidi si diceva pronta a misure per aggredire la recessione. Misure che, evidentemente, il governo ha tenuto nel cassetto, pronte per dare nuova linfa alla retorica in momenti di difficoltà.