Mentre nella narrazione mediatica il cibo si trasforma in “food” per fare business, in giro per l’Italia esistono realtà in controtendenza che Don Pasta racconta nel libro “Kitchen Social Club – Manifesto dei cuochi, del cibo e delle cucine sociali e popolari”. L’autore sarà domani a Modo Infoshop insieme a Wolf Bukowski

L’esempio italiano più celebre è quello di Oscar Farinetti, patron di Eataly, che sul cibo, ma sarebbe meglio dire grazie al marketing sul cibo, ha costruito un impero.
Una strategia ripercorsa negli ultimi anni da molti, al punto che il cibo si è magicamente trasformato in “food”, divenendo uno strumento di business come tanti.
Esiste però un altro mondo, fatto di tante piccole esperienze, che si oppongono a queste logiche e che vengono raccontate in “Kitchen Social Club – Manifesto dei cuochi, del cibo e delle cucine sociali e popolari” (Altreconomia Edizioni), scritto da Don Pasta, al secolo Daniele De Michele.

L’autore sarà alle 18.00 di domani, sabato 30 aprile, a Modo Infoshop per presentare il libro e discuterne con il giornalista Piefrancesco Pacoda e con Wolf Bukowski, autore de “La danza delle mozzarelle” (titolo ricavato dalla critica a Eataly e a quel mondo).
“Di fronte all’aggressione mediatica attorno al tema del cibo – racconta Don Pasta ai nostri microfoni – rischiavano di scomparire gli elementi diffusi e democratici del cibo“.
Dopo un tour di ricette autentiche, dunque, l’autore ora si è concentrato sulle esperienze in controtendenza.

Kitchen social club“, dunque, è un repertorio di cuochi resistenti, cucine popolari e contadini militanti che racconta 25 storie di cibo senza sfruttamento e accessibile a tutti, dalle Arance allo Zafferano. Nel volume sono presenti anche esperienze bolognesi come quelle della campagna “Genuino Clandestino “, assieme a iniziative che intervengono anche contro lo sfruttamento e lo schiavismo sul lavoro, come nel caso di “Funky Tomato “.