Questa sera in via Zamboni 38 l’incontro verso la tre giorni “Una decorosa repressione”, alla presenza di Carmen Pisanello, autrice di “In nome del decoro – Dispositivi estetici e politiche securitarie” (Ombre corte). La retorica del decoro/degrado come strumento di consenso politico e speculazione immobiliare. Ascolta l’intervista all’autrice.

Degrado e decoro. Molti ricorderanno che questo binomio è esploso nel discorso pubblico italiano a cavallo del nuovo millennio, con la stagione dei “sindaci sceriffo” e un fiorire di ordinanze comunali. Negli ultimi due anni, grazie soprattutto alla legge Minniti sulla sicurezza urbana, viviamo un upgrade di quella retorica, una sorta di dogma del decoro 2.0, fatta di daspo urbani, pulizia dei muri e trasformazioni urbane in chiave gentrificatoria.

In realtà il fenomeno non è solo italiano, come spiega ai nostri microfoni Carmen Pisanello, autrice del libro “In nome del decoro – Dispositivi estetici e politiche securitarie” (Ombre corte), che stasera alle 19.00 sarà a Bologna, in via Zamboni 38, per partecipare all’incontro “Una decorosa repressione”, promosso dal Cua.
“Come dimostrano molti studi sociologici che partono dagli Stati Uniti – osserva Pisanello – in un’epoca di crisi della rappresentanza politica, la ricerca del consenso molto spesso avviene attraverso la paura, in particolare la paura verso la criminalità di strada”.

Nella narrazione politica di questi anni, che l’autrice ha analizzato, il decoro e il suo alter ego negativo, il degrado, servono a dividere le persone tra persone perbene e persone permale, molto spesso in modo strumentale.
Una leva identitaria che, come spesso avviene, è basata sulla differenza, sulla distinzione, sull’opposizione, sul “altro da sè”, meccanismo indispensabile per ottenere consenso.

Le legge Minniti, in questo senso, è una sintesi di processi e politiche di questi anni, che sono stati messi a sistema.
Gli aspetti più laterali sono i gruppi di volontariato di cittadini che ripuliscono i muri dai tag. “La legge Minniti – osserva Pisanello – prevede che il Comitato Metropolitano sulla sicurezza collabori con queste realtà. Spesso questi gruppi sono in buona fede, ma le loro azioni di pulizia cancellano scritte e manifesti dal valore simbolico e politico”.

Un elemento centrale, inoltre, è l’assenza di un’analisi socio-economica che produce condizioni o condotte considerate indecorose, come quelle di senza tetto, prostitute o piccoli spacciatori.
Queste soggettività vengono oggettificate – sottolinea l’autrice – non sono più persone ma elementi di sporcizia”. L’approccio utilizzato per affrontare il problema è tipo securitario e non, invece, socio-economico e va a colpire gli ultimi anelli della catena dello sfruttamento.

Il respingimento e la rimozione di queste persone è previsto in luoghi interessati da flussi turistici ed economici. Ed è qui che si registra lo scatto verso fenomeni di gentrificazione e speculazione.
“Quando si vanno a tutelare queste zone da questo tipo di soggettività – continua Pisanello – si ottengono delle zone private di conflitto e caos affinché il valore di investimento immobiliare sia più favorevole. Si tratta di ripulire le zone della socialità da ciò che potrebbe turbare eventuali investitori”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A CARMEN PISANELLO: