Richiesta la cassa integrazione straordinaria per i 29 dipendenti del Cusb, l’associazione che gestisce gli impianti sportivi universitari di Bologna, commissariata da oltre un anno. I lavoratori rischiano il licenziamento e denunciano la mala gestione che tra scarsa manutenzione degli impianti e tagli economici li porterà a pagare le conseguenze.

Questa mattina, in occasione del Cda dell’Alma Mater, i lavoratori del Cusb (il Centro universitario sportivo) hanno dato vita a un presidio davanti al Rettorato. 29 di loro rischiano la cassa integrazione e il licenziamento. L’intenzione di richiedere la cassa integrazione straordinaria, avanzata dal Commissario del Cusb, arriva dopo le sofferte vicissitudini che hanno visto protagonista il Centro univesitario sportivo negli ultimi mesi, con l’acquisto e la vendita della piscina Sterlino e il commissariamento dell’associazione.

Il Cusb si trova in una precaria situazione economica, dovuta alle minori entrate degli ultimi anni causate anche dai mancati interventi di manutenzione straordinaria degli impianti in cui opera. Manutenzione che spetta per legge alla proprietà degli stessi, ovvero all’Università di Bologna. Questo ha comportato la dismissione di alcune delle strutture sportive più rilevanti, caso emblematico quello del Centro Sportivo Record.

Le conseguenze, come spesso accade, si scaricheranno sui lavoratori che si troveranno a subire la cassa integrazione. Una misura il cui finanziamento è per ora garantito fino a maggio 2015, dopodiché scatteranno le procedure di licenziamento. “Non si risolvono le questioni in questa maniera, ma attraverso una gestione più oculata, anche del personale – osserva Michele Cirinesi dell’Usb Lavoro Privato – purtroppo con i tagli del governo Renzi, che ha tagliato 300mila euro agli impanti sportivi di Bologna e al Cusb, e allo scarso investimento dell’Università, si è arrivati a questa situazione”.

L’ateneo di Bologna si è assunto l’impegno di aprire un tavolo di confronto con i lavoratori e Cusb per tentare di trovare una soluzione. “Serve un progetto per mandare avanti il Cusb – sottolinea Cirinesi – Occorre tutelare i lavoratori che dopo maggio 2015 non avranno più neanche la cassa integrazione”.