L’Hub di Via Mattei potrebbe tornare ad essere un Cie, o meglio, un Cpr (Centro Per il Rimpatrio). Ma a parte il nome, secondo la consigliera di Coalizione Civica Emily Clancy, non cambierà niente. Sarebbe a tutti gli effetti un Cie, lo stesso contro cui Merola si era battuto, e che ora però non sembra intenzionato a fermare.

Era il 26 Gennaio 2013 quando il Sindaco Merola visitò il CIE – Centro di Identificazione e Espulsione di Bologna dichiarando “Chiuderlo subito, sotto la dignità umana. Questi centri non hanno senso. C’è una situazione strutturale, igienico-sanitaria e gestionale deficitaria, lavorerò perché tutti i sindaci si pronuncino e si ribellino” e, non nascondendo la commozione, “Scusate se mi sfogo con voi, ma serve fare qualcosa al più presto. Questi sono centri di espulsione, ma di espulsione della condizione umana”. A ottobre 2013, il Consiglio comunale votò per non riaprire mai più un CIE a Bologna. Il M5S non partecipò al voto, le destre votarono contro, PD, sinistra e il Gruppo misto a favore.

Quando il 9 Gennaio 2017, il Ministro Minniti iniziò a parlare di trasformazione degli Hub Merola si espresse duramente, dichiarando che a Bologna c’era incompatibilità ambientale. Al rientro delle ferie bocciò quindi ogni possibilità di ritorno dei centri per l’espulsione degli immigrati: “Lo abbiamo chiuso perché era disumano. Lo dirò mercoledì al ministro Minniti”.

Il 25 Gennaio 2018, poco più di un anno dopo il Sindaco Merola annunciò il possibile insediamento di un “centro rimpatri per stranieri che hanno commesso reati” (CPR). “In barba a tutte le costituzionali – sottolinea Emily Clancy, consigliera di Coalizione Civica – come se si potessero creare due piani di giudizio, uno per chi ha la pelle bianca e uno per chi ha la pelle nera”.

Alla fine il CPR non fu fatto, ma con il nuvo Governo la questione si ripropone. “Borgonzoni ha parlato di creare un piccolo Cie a Bologna – spiega Clancy – Bugani si è detto subito d’accordo, quindi l’asse gialloverde si è stretto anche a Bologna in barba ai diritti umani. Di fatto il Pd dice che valuteranno la proposta. Certo, perché alla fine è la stessa che era stata portata avanti da Minniti. Noi ci aspettavamo una presa di posizione dura su questo, ma non ci stupisce visto che l’anno scorso bocciarono il nostro ordine del giorno che chiedeva: mai più nè Cie nè Cpr nella nostra città”.

Coalizione Civica questa mattina ha presentato un’interrogazione, chiedendo alla giunta di esprimersi contro questa eventualità, ma come racconta Clancy, “anche questa volta ci è stata data una risposta ambigua, e quindi abbiamo già capito che non si esclude una chiusura dell’Hub e una sua trasformazione. Purtroppo come sanno tutte le associazioni per i diritti umani, gli osservatori delle carceri e dell’immigrazione, un Cpr non è altro che un Cie a cui si è cambiato il nome, in cui finiscono addirittura ragazzi nati e cresciuti in Italia che però non sono cittadini italiani per mancata approvazione dello Ius Soli, quindi è davvero un posto che viola i diritti umani”.

Infine, la consigliera di Coalizione Civica ricorda la già difficile situazione in cui versa l’Hub di Via Mattei, dove sono spesso accolte molte più persone di quante sarebbe possibile con conseguenti situazioni di disagio e di illegalità. Proprio Emily Clancy insieme a Giovanni Paglia un anno fa aveva ispezionato il centro di accoglienza, segnalando il sovraffollamento e la presenza di minori non accompagnati anche per lunghi periodi, contraria alla legge. “La situazione va sempre monitorata già per avere condizioni dignitose in un Hub – conclude la consigliera -parlare poi di un Centro per il rimpatrio è ancora più grave”.

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