Oggi pomeriggio a Palazzo Poggi viene presentato “R.I.G.A. – Bologna crocevia dei traffici di droga”, il dossier di Libera Bologna e Libera Informazione, con il contributo di Salvatore Giancane, che analizza il narcotraffico nella nostra città, dove ‘ndrangheta, camorra e Cosa Nostra, coadiuvate dalle mafie straniere, si spartiscono il mercato. L’informazione però è sbilanciata sullo spaccio. L’intervista a Sofia Nardacchione.

Bologna, crocevia del narcotraffico. La posizione geografica strategica della nostra città è sempre stata fortunata per il commercio, ma la contrapartita è che qualunque traffico, anche quello illegale, passa sotto le Due Torri.
Alle 17.30 di oggi pomeriggio, a Palazzo Poggi in via Zamboni 33, Libera Bologna e Libera Informazione presentano “R.I.G.A. – Bologna crocevia dei traffici di droga“, un dossier sul narcotraffico, il consumo, lo spaccio e le dipendenze nella nostra città.

“R.I.G.A. sta per Report e Inchieste di Giornalismo Antimafia – spiega ai nostri microfoni Sofia Nardacchione di Libera – ed è il primo dossier che abbiamo fatto per approfondire la presenza mafiosa a Bologna“.
Nonostante il processo Aemilia, infatti, ancora troppe persone pensano che la nostra città sia considerata esente da fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata, ma le inchieste dimostrano che, semmai, Bologna “è una terra di tutti”.

Ed è questo uno degli elementi che emergono dal dossier: sotto le Due Torri le varie organizzazioni criminali non si contendono il mercato, ma se lo spartiscono. Vista la grande varietà di sostanze, ‘ndrangheta, camorra, Cosa Nostra e mafie straniere si “specializzano” ciascuna in una o più sostanze.
“Le inchieste sul narcotraffico che parte dal Sudamerica – osserva Nardacchione – hanno Bologna al centro, perché le sostanze arrivano nella nostra città per transitare o per essere subito assorbite, come nel caso dell’eroina”.

A favorire l’aumento del fenomeno è stato, da un lato, l’abbassamento del prezzo dovuto anche all’espolosione della produzione di oppio a partire dal 2007, ma anche la grande varietà di droghe sintetiche, per la cui realizzazione le case stesse della città si trasformano in laboratori.
Tutti fenomeni poco noti, dunque, anche per colpa dell’informazione cittadina che si occupa soprattutto degli ultimi anelli della catena, come lo spaccio in piazza Verdi e Montagnola, puntando sul tema della sicurezza e trascurando altri aspetti inquietanti e rilevanti.
“Nel contributo che il tossicologo Salvatore Giancane ha dato per il dossier – sottolinea Nardacchione – emerge che piazza Verdi e la Montagnola rappresentano appena l’1% del fenomeno”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SOFIA NARDACCHIONE: