Il premier israeliano uscente Benjamin Netanyahu si avvia al quinto mandato. A conferirgli la vittoria i voti della coalizione, in particolare dell’ultradestra. Una notizia drammatica per la Palestina, Cisgiordania compresa. Netanyahu ora vuole annetterla ad Israele. Il commento di Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina.

Al conteggio definitivo mancano solo i voti dei militari, che solitamente finiscono ai partiti di destra. Si può quindi dire senza paura di essere smentiti che Benjamin Netanyahu si avvia per la quinta volta ad essere il premier israeliano.
Dopo oltre il 97% dello spoglio dei voti, la fotografia del voto è chiara: a livello di preferenze di partito “Blu-Bianco” di Benny Gantz e il Likud di Benyamin Netanyahu hanno rispettivamente 35 seggi. Ma a livello di coalizione di governo, quella di destra del premier può contare su 65 seggi su 120 alla Knesset contro i 56 attribuibili al centro sinistra di Gantz. Ciò significa una cosa molto semplice: Netanyahu ha vinto solo grazie all’ultradestra cui ora, come è successo in passato, dovrà pagare pegno.

“In realtà Netanyahu è l’ultradestra – commenta ai nostri microfoni Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina – perché continua quello che prima, in una società israeliana meno nazionalista e religiosa, non osava dire, mentre in questi anni è diventato il punto di riferimento dei coloni e ha fatto una politica territoriale di espansione chiara. Israele sempre di più sta diventando una monarchia e sta restringendo gli spazi di democrazia al suo interno”.

“Purtroppo gli israeliani hanno in maggioranza votato per candidati impegnati ad arroccarsi nello status quo di oppressione, occupazione, annessione ed esproprio in Palestina”, ha commentato l’esponente dell’Olp Hanan Ashrawi, secondo cui Israele ha scelto “un parlamento di destra razzista e xenofobo”. “L’agenda estremistica e militaristica, guidata da Netanyahu, è stata incoraggiata dalle politiche sconsiderate e dal cieco sostegno dell’amministrazione Trump” in un’alleanza “cinica”.
Un primo commento che restituisce il dramma che continuerà a vivere il popolo palestinese, tanto quello gazawi sotto embrargo, quanto quello della Cisgiordania, che rappresenta il nuovo fronte del governo israeliano.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale, infatti, Netanyahu ha manifestato apertamente la volontà di annettere ad Israele gli insediamenti della Cisgiordania. Una mossa unilaterale e violenta che, al pari del trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, godrebbe del sostegno degli Stati Uniti di Donald Trump.
Netanyahu si è anche vantato di aver autorizzato la costruzione di “18 mila unità abitative” durante il suo ultimo mandato. Colonie abusive che sono state e rimangono uno degli strumenti principali della colonizzazione israeliana.
“Possiamo attenderci di tutto – conclude Morgantini – perché nessuno vuole fermare il governo israeliano. Non lo fa Putin, che ha aiutato Netanyahu in campagna elettorale, l’Onu è un fallimento totale e l’Europa balbetta”.

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